Come riscoprire un classico, parte seconda: Il piccolo Principe diventa una Carta in tavola

Cosa succede

Il piccolo Principe, il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry e uno di libri più amati da bambini e adulti, è stato adattato nella collana Carte in tavola da Fabrizio Silei, Premio Andersen 2012 e 2014 e candidato al Premio Strega ragazzi 2018, per le illustrazioni di Andrea Rivola, premio Gigante delle Langhe 2015 per le illustrazioni de Il cammino dei diritti edito da Fatatrac. Abbiamo chiesto agli autori come si sono avvicinati a questo lavoro e quale il loro rapporto con questo classico della letteratura. E dopo Fabrizio Silei, adesso è il turno di Andrea Rivola.

L’intervista a Fabrizio Silei si trova qui.

 

Quando e qual è stato il tuo primo approccio, da lettore, a questo classico?
Ho letto per la prima volta Il piccolo Principe diversi anni fa e, dopo averlo concluso ho avvertito, fortemente, la sensazione di essermi perso dei passaggi e di aver colto solo una parte dei contenuti… Per la Carte in tavola, prima della magnifica riscrittura di Fabrizio Silei ho riletto il testo originale altre due volte, perché sapevo che la storia dell’aviatore e di quel bambino misterioso aveva ancora tanto da offrirmi; e così è stato. P.S. Sicuramente lo rileggerò ancora e ancora in futuro!

 

Qual è stato il tuo approccio grafico al piccolo Principe rispetto ai disegni originali dell’autore?
Come tutti i grandi classici dell’editoria per ragazzi, in cui l’autore delle illustrazioni e del testo è la stessa persona, ci si trova nella difficile posizione di doversi confrontare con un modello grafico imprescindibile. L’immagine del piccolo Principe che tutti conoscono e ricordano è quella di Saint-Exupéry, e le versioni successive di altri illustratori sono state sempre il frutto di una mediazione con la versione originale. La sfida pertanto è stata quella di elaborare una nuova interpretazione del racconto che, partendo dalla poetica dell’autore, sapesse sviluppare soluzioni grafiche nuove e al contempo complementari col modello principale. La peculiarità delle Carte in tavola è di offrire al lettore un’illustrazione unica che rappresenti l’intera narrazione e questo ha reso possibile una sperimentazione sull’inesplorato, concedendomi qualche “licenza poetica” in più, dal punto di vista cromatico e compositivo.

 

Qual è la differenza tra illustrare una Carte in tavola e un libro illustrato?
Nel libro illustrato tradizionale ogni immagine accompagna e integra una parte di testo, stimolando l’immaginazione attraverso suggestioni di volta in vita diverse. Nelle Carte in tavola, ogni singola illustrazione segue la medesima logica ma al contempo va a comporre, come i tasselli di un mosaico, un’immagine sempre più grande, coesa in ogni sua parte. All’inizio è stata una gran fatica, poi carta dopo carta, tassello dopo tassello, sono riuscito a venirne a capo!

 

Se potessi scegliere, quale altro classico del XX secolo ti piacerebbe illustrare?Voglio esagerare… non uno bensì due classici vedrei come Carte in tavola! La fabbrica di cioccolato di R. Dahl e Il meraviglioso mago di Oz di F. Baum.

 

Andrea Rivola è nato a Faenza (RA) nel 1975, dopo il diploma al Liceo Artistico ha frequentato il c.f.p. per “Tecnico della comunicazione e dei sistemi comunicazionali” presso l’Albe Steiner di Ravenna e si è laureato al DAMS-Arte dell’Università di Bologna. Selezionato più volte alla fiera del libro di Bologna, ha al suo attivo una trentina di libri pubblicati in Italia e all’estero. Vive e lavora nelle colline di Riolo Terme tra vigne, tini e fauna locale, fonti inesauribili di abbeveraggi e ispirazioni per le sue illustrazioni.
andrearivola.blogspot.it

Di Andrea Rivola in catalogo:

Emiliano Ponzi e la grande mappa della metropolitana di New York al festival di Internazionale a Ferrara

Cosa succede

In occasione del festival Internazionale a Ferrara, venerdì 5 ottobre, alle ore 18, presso il circolo ARCI Bolognesi, Emiliano Ponzi presenta il suo ultimo libro, “La grande mappa della metropolitana di New York”, edito da Fatatrac in collaborazione con il MoMA The Museum of Modern Art di New York. Con l’autore ci sarà Alberto Notarbartolo, vicedirettore di Internazionale.

 

Come riscoprire un classico: Il piccolo Principe diventa una Carta in tavola

>>Andrea Rivola, >>Fabrizio Silei, Carte in tavola, Cosa succede

Per la prima volta Il piccolo Principe, il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry e uno di libri più amati da bambini e adulti, viene adattato nella collana Carte in tavola da Fabrizio Silei, Premio Andersen 2012 e 2014 e candidato al Premio Strega ragazzi 2018, per le illustrazioni di Andrea Rivola, premio Gigante delle Langhe 2015 per le illustrazioni de Il cammino dei diritti edito da Fatatrac. Abbiamo chiesto agli autori come si sono avvicinati a questo lavoro e quale il loro rapporto con questo classico della letteratura. Cominciamo con Fabrizio Silei, autore dei testi.

Quando e qual è stato il tuo primo approccio, da lettore, a questo classico?
L’ho letto durante i primi anni del liceo cedendo all’insistenza di una ragazzina con la quale ci facevamo gli occhi dolci. Credo che nonostante le intenzioni dell’autore, sia uno di quei libri che si apprezza a pieno durante la preadolescenza e poi si continua ad amare per il ricordo che se ha. È un libro filosofico, poetico, con un finale tutt’altro che catartico, venato da una certa malinconia, se vogliamo. Un libro perfetto per quel momento della vita in cui gli adulti cominciano a sembrarti incomprensibili e daresti qualunque cosa per avere un amico che ti capisca, da cui farti addomesticare.

Come ti sei accostato alla scrittura di Saint-Exupéry e come sei riuscito a far incontrare il tuo stile con il suo?
Per sottrazione, cercando di riportare il testo ad altezza di bambino, di mantenere inalterato il nocciolo narrativo di ogni capitolo. Ci sono dei capitoli veramente brevi, che non si perdono in lunghe disquisizioni e ripetizioni un po’ troppo “adulte”, come altri, ma risultano fulminanti, dotati di una loro grazie felice. Ho cercato di rispettare quei capitoli e di sottrarre, appunto, per trasformare anche quelli più lunghi in qualcosa che ne restituisse la potenza mantenendo il nocciolo narrativo pur perdendo delle informazioni e rispettando il più possibile la voce del testo di Saint-Exupéry.
Di solito sono contrario alle riscritture dei classici perché credo che un libro sia il suo linguaggio oltre che la sua storia, e temo che in pochi, dopo aver letto un classico riscritto e riassunto, vadano a leggere anni dopo l’originale. Qui, invece, si tratta di un gioco, di qualcosa di diverso da un libro. Una sorta di introduzione che non esclude per il bambino, una volta cresciuto, l’incontro con il testo e il libro originale, ma anzi, la prepara e la “mette in conto”.

Qual è la differenza di riscrittura (se c’è) di un classico per una Carta in tavola e per un libro?
Qualcuno ha detto che il buono scrittore è colui che riesce a dire in una frase quello che un cattivo scrittore dice in quattro. Scrivere avendo a disposizione lo spazio limitato di una carta è un esercizio che veramente fa capire quanto la scrittura sia un’operazione sottrattiva e quanto sia importante togliere. Quando c’è troppo spazio a disposizione noi scrittori tendiamo a “gigioneggiare”. Con le Carte in tavola questo non si può davvero fare. Un lavoro estremo, difficile, ma gratificante.

Se potessi scegliere, quale altro classico del XX secolo adatteresti nel formato Carte in tavola?
Nello stesso spirito con cui ho fatto questa riscrittura de Il piccolo Principe, vale a dire di gioco che prepara alla lettura dell’originale e non la sostituisce, forse mi piacerebbe, ma sarebbe veramente un’operazione ardua trasformare ogni racconto in una carta, provarci con Marcovaldo e le sue avventure in città, di Italo Calvino. Roba da pazzi, ma questo mi viene in mente, e poi credo che quei racconti continuino a dirci qualcosa, forse oggi più che mai, sulla nostra perdita di contatto con il mondo e la natura.

Fabrizio Silei scrittore e artista, è nato a Firenze nel 1967, con i suoi romanzi e le sue immagini ha ricevuto nel corso degli anni numerosi riconoscimenti. Vincitore del Premio Andersen 2012 e 2014, è stato definito “una delle voci più alte e qualificate della nuova narrativa per l’infanzia”. La sua ricerca iconica si muove a cavallo fra illustrazione, design e fotografia. I suoi libri illustrati tendono sempre a creare una proposta concettuale e creativa in cui la narrazione si fa gioco e apertura di possibilità per il bambino che è invitato a continuare liberamente il racconto e la sperimentazione dell’artista. www.fabriziosilei.it

Di Fabrizio Silei nel catalogo Fatatrac:

Novità 2018: Farfalle, bruchi e scoiattoli: Il racconto della natura secondo Martin Jenkins

Cosa succede, Hannah Tolson, Martin Jenkins, Richard Jones

Facile raccontare storie di maghi e cavalieri, più difficile riuscirci con le vite parallele di una pianta di fagiolo e di una farfalla, oppure con la quotidianità di una coppia di scoiattoli che vivono nel cavo di un albero accanto a uno stagno. Eppure, la scrittura di Martin Jenkins vince entrambe le scommesse, grazie a uno stile che mescola passione, ironia e rigore scientifico, grazie alle precise note in ogni pagina che descrivono i fenomeni scientifici.

 

 

 

 

 

 

 

Ne La farfalla e il fagiolo, illustrato da Hannah Tolson, Jenkins racconta i cicli della vita e le fasi della crescita attraverso la storia di un piccolo seme di fagiolo che germoglia e, piano piano, forma una nuova piantina. Poi, un giorno, su una foglia di questa piantina nasce un bruco da un minuscolo uovo bianco che comincia a sgranocchiarne le foglie e crea un bozzolo dal quale esce trasformato in una farfalla, che subito vola via a cercare un posto dove posare le sue uova.

 

 

In Un anno con gli scoiattoli, illustrato da Richard Jones, si racconta il passaggio delle stagioni seguendo per un anno una coppia di scoiattoli che vive nel cavo di un albero al bordo di uno stagno. In inverno gli scoiattoli sono in letargo, mentre in primavera e in estate la natura si risveglia e gli scoiattoli possono correre all’aperto. In autunno, si comincia a far provviste in attesa del prossimo inverno. Intanto, intorno a loro, si svolgono le vite del gufo, dell’anatra e delle rane che vivono vicino allo stagno.

Due libri che uniscono il piacere della lettura al rigore scientifico, e che mostrano come la Natura si rivela una grande creatrice di storie appassionanti.

Novità 2018: Arrivano i mostri! di Agnese Baruzzi

Agnese Baruzzi, Arrivano i mostri!, Cosa succede

Quanti mostri abitano negli armadi socchiusi delle nostre case, negli angoli bui delle cantine, dietro le scatole nelle soffitte? Eppure, come ci racconta Agnese Baruzzi in questo suo nuovo libro, anche i mostri hanno famiglie proprio come le nostre composte da genitori e figli, con le loro abitudini e le loro particolarità.

 

Arrivano i mostri! è un libro cartonato, piccolo, robusto e ben impugnabile che unisce la lettura al gioco. Ad ogni apertura, i piccoli lettori scopriranno che dietro a innocui elementi come dolciumi o fiori si nascondono delle spassosissime famiglie di mostri tutte da ridere… Per imparare che con il sorriso si vince la paura!

Novità 2018: Inseparabili di Mar Pavòn e Maria Giròn

Cosa succede, Inseparabili, Mar Pavòn, Maria Giròn, Novità

“Siamo nate per stare insieme. Eravamo fatte una per l’altra. (…) Alla fine dormivano anche insieme, una accanto all’altra. Inseparabili! Ma un giorno è accaduta una cosa terribile.”

E cosa ci può essere di più terribile per una scarpa che essere separata dalla sua compagna? Ebbene sì, questo libro ha come protagonista… una scarpa! Una scarpa che racconta in prima persona il suo viaggio, tanto incerto quanto emozionante, che si conclude nel modo più inaspettato.

Inseparabili è un racconto intenso dalle illustrazioni delicate che parla di come la vita sappia sorprendere e restituire un senso a tutto, anche alle circostanze più difficili. Un racconto che le autrici dedicano “a tutte le bambine e i bambini che soffrono le conseguenze della guerra, a tutti gli uomini e le donne che, inseparabili dalle buone cause, dedicano la loro vita ad alleviare queste conseguenze”.

Le autrici:
Mar Pavón è una scrittrice catalana che ha pubblicato circa 50 opere tra romanzi, racconti e raccolte di poesie.

Maria Girón è una giovane illustratrice catalana. Ha pubblicato libri in Spagna e Italia e nel 2010 le sue opere sono state scelte dalla Bologna Children’s Book Fair per una mostra dedicata a Gianni Rodari.

Inseparabili
Pagine: 48, a colori
Formato: 24,8 x 30,3 cm
Età: dai 5 anni
Prezzo: euro 14,90
Prima edizione: maggio 2017
Collana: Grandi albi
CM: 72105H
EAN: 9788882225025
Acquista quihttp://www.giunti.it/libri/bambini/inseparabili/

Percorsi d’autore: intervista a Elisa Paganelli, illustratrice degli activity book “Colora e completa il tuo libro dei dinosauri” e “Colora e completa il tuo libro degli animali”

activity book, anton poitier, Cosa succede, Elisa Paganelli

 

Come nascono le illustrazioni per un libro per l’infanzia? E come si lavora per un activity book edito da un editore straniero, oppure su un classico come Gianni Rodari? Per saperlo, abbiamo intervistato Elisa Paganelli, illustratrice dei due activity book Colora e completa il tuo libro dei dinosauri e Colora e completa il tuo libro degli animali (entrambi scritti da Anton Poitier), in uscita da Fatatrac in questi giorni.

Come sono nati i due activity book “Colora e completa il tuo libro dei dinosauri” e “Colora e completa il tuo libro degli animali”?
Il progetto è nato all’interno di una piccola casaeditrice inglese, I Seek Creative, che lavora anche per grandi gruppi editoriali britannici. Il team creativo ha avuto un’intuizione e, una volta sviluppato l’aspetto cartotecnico, è subentrata la necessità di accompagnarlo con illustrazioni dal tratto semplice ed efficace nel coinvolgimento del bambino, invitandolo ad interagire con un libro che si fa oggetto e che si trasforma proprio grazie al suo intervento. È qui che sono entrata in scena io con le mie illustrazioni.

 

Nelle immagini sotto, un disegno realizzato da Elisa Paganelli per Colora e completa il tuo libro degli animali e il modello di partenza realizzato da I Seek Creative.

 

 

 

Hai illustrato molti libri (narrativa e activity book) italiani e stranieri, puoi raccontarci il tuo metodo di lavoro a questo tipo di libro?
Per questo progetto ho dovuto lavorare tenendo sempre presenti lo sviluppo tridimensionale e il movimento delle singole pagine. Quando si tratta di pop-up l’illustrazione deve andare a vestire una struttura predefinita e non sempre le forme a disposizione, con i loro limiti fisici, si sposano con l’idea di disegno che si potrebbe avere su due dimensioni. La sfida di dare un senso alle “sagome” è diventata presto un gioco stimolante. L’altro aspetto del lavoro è poi quello stilistico. Trattandosi non solo di un pop-up ma anche di un libro da colorare (detti “colouring book” in termini tecnici), è stato necessario lavorare sulla semplificazione del tratto. Per un illustratore la ricerca non si arresta mai, si intraprendono strade e si sviluppano stili in base al proprio sentire, spesso orientati al dettaglio ossessivo. Talvolta la richiesta è invece di spogliarsi per un momento di tutto ciò e ritornare all’origine, divertendosi come quando eravamo bambini, con una gestualità più libera.

Qui sotto, uno studio di gatto Elisa Paganelli e accanto la pagina con il disegno definitivo che compare in Colora e completa il tuo libro degli animali.

 

                                                       

Hai lavorato su molti testi di autori contemporanei, sia romanzi sia saggi: come cambia il tuo approccio in questi due casi? Quale interazione hai con gli autori?
Confesso che il mio rapporto non è quasi mai subito con l’autore, quanto invece con le parole, con il testo e i protagonisti dei racconti. Amo la parola scritta, ha il potere di condurmi per mano altrove. Per riuscire a lavorare a una storia devo addentrarmici e conoscere da vicino i protagonisti, immaginare le loro vite, quasi sentire le stesse cose che sentono loro. L’immedesimazione è fondamentale per me. Una volta assaporata la storia inizia la ricerca, e il fatto di lavorare su grandi classici o autori illustri, porta inevitabilmente a voler omaggiare l’opera senza però risultare banale. Questa spesso è l’opportunità per studiare qualcosa che arricchisca la propria linea stilistica, al fine di discostarsi da ciò che è già stato creato. Magari si tratta di dettagli impercettibili per i più, ma che lasciano comunque un segno nel proprio percorso creativo.

Una doppia pagina da Colora e completa il tuo libro dei dinosauri.

Ti sei cimentata anche nell’illustrazione di un libro di storie e rime di Gianni Rodari: quanto ti hanno influenzato i lavori degli autori che ti hanno preceduto e la fama dell’autore?
Sui banchi di scuola ricordo ancora l’ammirazione con cui la maestra ci presentava i testi di Rodari. Sono tanti i colleghi illustratori che hanno avuto l’onore di affiancare i suoi lavori e, quando è arrivato anche il mio turno, ho pensato solo che avrei voluto rendere omaggio ad uno degli autori della mia infanzia che tutt’oggi nutre la fantasia dei bambini. L’unico modo per farlo era non pensare alla sua fama, ma concentrarsi sulle parole: anche perché è impossibile non farsi trasportare dalle sue filastrocche divertenti. Devo dire che i personaggi sono balzati fuori dalla matita spontaneamente, senza chiedere permesso. Per quanto riguarda l’aspetto stilistico devo dire che io osservo sempre con curiosità ciò che mi circonda, e credo che tutto l’insieme di immagini e vita vada a costituire il tratto con cui lavoro e che cambia insieme a me giorno per giorno. Nel periodo in cui ho illustrato Le più belle storie e rime di Gianni Rodari per i piccoli per Edizioni EL, stavo cercando di alleggerire un po’ la palette di colori mantenendo comunque una certa vivacità, magari introducendo un tratto leggermente meno preciso.

Lavori molto con editori stranieri: come viene percepito il tuo lavoro all’estero, essere italiani o stranieri in generale è un vantaggio o un problema (per la lingua, i contatto lavorativi, la comunicazione solo via mail o skype, ecc.)?
Il mio lavoro ha trovato riscontro soprattutto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, e devo dire che ho notato sempre un gran rispetto per tutto ciò che va a costituire il processo di lavoro: dalle tempistiche ai compensi, fino all’aspetto creativo; inoltre portano anche pazienza quando talvolta capita di fare strafalcioni con una lingua, che per quanto ci si sforzi non è la nostra. Chiaramente si tratta di un lavoro che si svolge a distanza, prevalentemente attraverso scambio di email, e non ho un metro di paragone con quello che potrebbe essere il lavoro come dipendente all’interno delle stesse case editrici. Ovviamente per rapportarsi con l’estero l’inglese è d’obbligo e di tanto in tanto ho bisogno di fermarmi e verificare termini e modi di dire, soprattutto quando si tratta di romanzi più complessi. Questo è un ulteriore spunto formativo: avere uno scambio costante non fa che stimolare un arricchimento linguistico basato sulla pratica, a mio parere più efficace che il semplice studio teorico. Uno dei vantaggi degli scambi di email è che si ottimizza al massimo il tempo di lavoro e si è costretti a essere chiari e puntuali nello scambio di informazioni. Sebbene gran parte del lavoro si svolga in forma scritta, si riescono comunque a costruire rapporti umani e a respirare un po’ di quell’oltreconfine che spesso è raggiunto solo attraverso viaggi di piacere.

Raccontaci qual è stato il tuo percorso di illustratrice.
Sono nata a Modena nel 1985, e fin dall’infanzia ho amato il profumo della carta, il disegno e il tradurre le parole in immagini. Ho frequentato l’Istituto d’Arte della mia città e il corso di illustrazione all’Istituto Europeo di Design (IED) di Torino. Ho lavorato come Graphic Designer fin da giovane studente, ed è proprio dietro alla scrivania di un’agenzia di comunicazione che ho deciso di lasciare tutto per dare vita a “Teapot Graphic Design” nel 2008, Concept Store e design studio. L’idea di stare una vita intera dietro alla stessa scrivania, nella stessa azienda mi soffocava. Nonostante il successo dalla mia piccola impresa e alcuni riconoscimenti ricevuti, nel 2015 ho deciso di seguire il cuore e vendere lo store per dedicarmi appieno all’attività di illustratrice e direttore artistico, nella quiete della campagna con i miei assistenti a quattrozampe. Il mio percorso di illustratrice è iniziato forse prima che me ne rendessi conto. Ho ancora in soffitta alcuni temi delle scuole elementari ognuno accompagnato da almeno un disegno. Alle superiori questa mia abitudine è stata penalizzata con pessimi voti dalla professoressa di italiano, perciò ho riservato gli slanci creativi alle ore di progettazione grafica, dove ho avuto la fortuna di incontrare quella che considero la mia mentore: Antonella Battilani. Grazie a lei ho conosciuto il mondo dell’illustrazione per l’infanzia. Il mio stile è sempre stato legato a doppio filo con la grafica e per un periodo ho dato più spazio a quest’ultima, convinta di lasciar posto a chi nell’illustrazione fosse più talentuoso. Ero vicina ad artisti eccezionali ed era chiaro, almeno per me, che non avrei potuto competere. Mentre l’attività di direttore artistico e di designer erano la mia quotidianità e mi davano soddisfazione. Di tanto in tanto però il sogno faceva capolino e così, dopo qualche anno di stasi nel disegno, una volta ripresa in mano la matita non l’ho più mollata. Rimane l’estrema autocritica, motore anch’esso fondamentale per guardare avanti. Ci è voluto un po’ ma ho compreso che, come accade per tutte le arti espressive, il percorso di un illustratore e l’evoluzione del suo stile è un viaggio nel sé, ed è solo andando a fondo che si trova una fonte inesauribile di stimoli. Una fonte che va nutrita e che personalmente rinnovo osservando tutto ciò che mi circonda, con meraviglia: dall’alba che vedo ogni mattina, allo Zazen, dall’arte (Kuniyoshi, Tolouse Lautrec, Lucio Fontana…), al lavoro di colleghi bravissimi (Isabelle Arsenault, Sebastien Mourrain, Violeta Lopiz, Joana Concejo…), dai viaggi alle letture, dai racconti delle persone, e infine dalla natura, mia vera casa.

 

Chi è Elisa Paganelli
Elisa Paganelli è nata a Modena nel 1985, ha frequentato l’Accademia di Belle Art delle sua città e in seguito l’Istituto Europeo di Design di Torino. Dopo varie esperienze lavorative, dal 2015 si dedica solo all’illustrazione collaborando con editori italiani e stranieri.

Il suo sito è: http://elisapaganelli.com

 

Di Elisa Paganelli in catalogo:
Colora e completa il tuo libro degli animali
Colora e completa il tuo libro dei dinosauri

L’arte di far debordare le storie: intervista a Sophie Fatus

2018, Calendario, Cosa succede, Sophie Fatus

Nata a Parigi in una famiglia di artisti, Sophie Fatus non poteva che avere il disegno nel suo destino. Dopo il trasferimento a Firenze, comincia a collaborare con Fatatrac per la quale realizza moltissimi libri tra cui le Carte in tavola In occasione dell’uscita del Calendario 2018 di Fatatrac e del suo nuovo libro, Buonanotte e Pizzicotto, abbiamo fatto due chiacchiere con lei.

Qui sotto una pagina da Buonanotte e Pizzicotto.

Come è nata l’idea di Buonanotte e Pizzicotto?
L’idea è nata partendo da un giochino famoso che facevamo da piccoli e fanno tuttora i bambini in Francia: “Pizzichino e Pizzicotto vanno in barca, Pizzichino cade in acqua, chi rimane sul battello?” (in francese: “Pincemi et Pincemoi s’en vont en bateau, Pincemi tombe à l’eau. Qui est-ce qui reste?”), che poi ho ripreso come prima strofa del libro. Mi piaceva l’idea di sviluppare questo concetto per rendere divertente e invogliante il momento, non sempre apprezzato dai bambini piccoli, di andare a dormire.

Il Calendario 2018 è illustrato da te: è la prima volta che ti cimenti con un prodotto del genere?
Nel 2007 ho già avuto il piacere di illustrare un calendario per Città del sole.

Le illustrazioni dei mesi sono dedicate ai segni zodiacali: come mai questa scelta e come ti sei rapportata all’enorme quantità di illustrazioni sul tema?
Molti segni zodiacali sono animali o “animaleggianti” e, di fatto, si prestano bene a ogni genere di fantasia, soprattutto se rivolti a un pubblico non solo adulto. Adoro disegnare animali in tutte le loro sfaccettature e mi piaceva l’idea di mescolare i loro Segni con fiori e natura di stagione, così da uscire dai criteri classici dello zodiaco e poterli rendere più estrosi e sognanti.

Qui sotto una pagina del Calendario 2018 per Fatatrac.

Come nascono i tuoi libri per bambini hanno una lunga gestazione, segui le richieste degli editori e degli altri autori con cui collabori ecc.?

I libri nascono sia di idee primarie mie con testo personale, sia da richieste specifiche degli editori, o anche dagli autori stessi. Quelli che nascono da me, spesso partono da un flash improvviso, a volte visivo, come una immagine, un personaggio, un colore, o a volte mentale come un pensiero che poi mi tartassa per mesi, costruendosi via via nella mia mente, e cercando il varco per uscire non proprio nudo e grezzo ma “vestito” alla meglio e foderato in un suo nido immaginario che poi sarà la trama. In ogni caso, sia che nasca prima l’idea oppure l’immagine, a farli appunto da “nido” è una sorte di club interiore per idee single che si prodiga immediatamente per farli incontrare o inventare loro il partner ideale a fine di una valida unione, in questo caso la storia. Quando invece devo illustrare un testo proposto dall’editore o da un autore, la mia ricerca è quella di affiancare al meglio l’idea proposta, di farla galoppare nutrendola di colori e arricchendola, a volte per farla debordare e permetterle di esplodere o a volte in maniera più delicata ed “educata” per lasciarla sussurrare.

Sei nata in una famiglia di artisti: papà architetto, mamma pittrice, una sorella scultrice e una stilista, il fratello clown. Come avrebbero preso l’idea se tu fossi diventata, per esempio, avvocato o ingegnere?
Mah! Ce lo chiediamo tutti, loro compresi. Ma credo non sarebbe mai potuto succedere che io avessi potuto diventare altro da quello che sono… Era troppo bello e invogliante il mondo dell’arte: il retrobottega dello studio di mio padre era pieno di colori, di materiali, modellini, carta e cartoncini con i quali ogni giovedì pomeriggio i miei fratelli e io costringevamo i suoi collaboratori a realizzare con noi capelli da cowboy, castelli di fate oppure opere altamente contemporanee; i negozi – irresistibili – di materiali per artisti; l’odore di legno della segheria dove mia madre si forniva, offrendoci poi una paghetta per aiutarla a lisciare e scartavetrare quei legnetti che poi avrebbe dipinti. Tutto questo era per noi magia, vita quotidiana e fonte infinita d’immaginazione. Eravamo segnati. Anche in famiglia, rispetto ai cugini e ai parenti molto più “classici” di noi, venivamo considerati gli “strambi parigini”, “gli artisti”… e ci piaceva tanto!

Come hai scelto la tua strada di illustratrice e autrice per l’infanzia?
Da piccola mi ritagliavo antenati di pop up e libricini di carta disegnata, del tutto inconsapevole che sarebbe stato il mio futuro. Sempre grazie ai miei genitori e a una scuola primaria ed elementare eccezionale (L’Ecole Alsacienne), dove facevo ceramica, pittura, disegno, scultura, rimasi affascinata da tutte le forme di espressioni. Ho poi studiato architettura (l’unico punto fermo per ognuno in famiglia!) all’università, e poi belle arti. Infine, nel bisogno di evadere dal “troppo tutto” e di trovare un mio percorso personale, sono venuta a Firenze. Lì, ho avuto la fortuna di conoscere e collaborare subito con Fatatrac, allora appena nata, e con la quale siamo più o meno cresciuti insieme. Ho poi scoperto la Giunti, la fiera di Bologna, altri editori: la mia strada ormai era imboccata. Nei momenti più difficili, ho poi scoperto (nel mio piccolo) di saper anche scrivere. Non ho però mai perso il gusto della pittura, della scultura e del design, che a loro modo sono sempre per me un polmone aperto di aria fresca e di rinnovo.

Chi è Sophie Fatus
Sophie Fatus è nata a Parigi ma vive e lavora a Firenze da molti anni. Ha pubblicato con le principali case editrici italiane e straniere (come Giunti, EL, Rizzoli,Mondadori,  Carthusia, Nathan, Simon&Shuster, Scholastic), tenuto laboratori didattici sull’illustrazione e partecipato a numerose collettive e personali. Nel corso degli anni ha vinto vari premi tra cui il Premio Andersen 2011 per il miglior libro 0/6 anni. Al lavoro d’illustratrice alterna quello di pittrice, designer e scultrice. Alcune sue opere tridimensionali sono state acquistate dall’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze.

Di Sophie Fatus in catalogo:

Speciale “Guarda le stelle” parte terza – intervista agli illustratori Pia Valentinis e Mario Onnis

>>Gabriele Clima, Cosa succede, Mario Onnis, Novità, Pia Valentinis

Come nasce un’illustrazione? E come si lavora in coppia allo stesso disegno? Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato Pia Valentinis e Mario Onnis, gli illustratori di Guarda le stelle, il libro scritto da Gabriele Clima ed edito in collaborazione con l’associazione ItaliaAdozioni, che racconta il prima e il dopo di un’adozione. Per l’occasione, i due artisti ci hanno fornito alcune immagini inedite che mostrano alcune fasi della lavorazione del libro. Questa intervista, realizzata anche con la collaborazione di Renzo Sanna, conclude il nostro speciale dedicato al questo libro.

La prima parte del nostro speciale dedicato a Guarda le stelle con l’intervista a Gabriele Clima è disponibile qui.
La seconda parte con l’intervista a Ivana Lazzarini, presidente di ItaliaAdozioni, è invece disponibile qui.

 

Intervista a Pia Valentinis e Mario Onnis

Come è nata la tua partecipazione a Guarda le stelle?
Pia: L’idea è partita da Elena Baboni, della casa editrice. La storia è molto dolce e intensa, così ho accettato.
Mario: Ho conosciuto Pia durante il master Ars In Fabula, siamo diventati amici e un giorno mi ha coinvolto chiedendomi se volevo lavorare a un libro assieme a lei.

Quali problemi o vincoli pone la rappresentazione di una tematica così delicata?
Pia: È una storia delicata e difficile, ci siamo confrontati diverse volte con ItaliaAdozioni per capire quale tono dovevano avere le illustrazioni, quali espressioni e posture i personaggi. In generale, visto il tema e la profondità del testo, abbiamo cercato un approccio semplice, leggero e giocoso.
Mario: Sin dall’inizio siamo entrati in questa storia con molta delicatezza, sin dalle prime scelte grafiche e i colori. Da parte mia c’era la volontà che le immagini non fossero troppo sdolcinate, sarebbe stato troppo semplice. Riguardando il libro credo che ci sia dentro un po’ di tensione, la noia che provano anche i bambini, e l’attesa a volte infinita per trovare una famiglia.

Hai mai visitato una di comunità di bambini in attesa di affidamento o adozione? Che idea te ne sei fatto, a quali aspetti hai voluto dare maggiore importanza nelle tue illustrazioni?
Pia e Mario: Non abbiamo mai visitato una comunità, ma abbiamo conosciuto tante persone adottate o in affido. Alcune custodiscono gelosamente l’unico giocattolo avuto in dono dalla madre naturale, e si aggrappano alla speranza di conoscere un giorno le proprie origini. Altre invece non sembrano minimamente interessate. Prima di lavorare al libro ci arrivarono tramite ItaliaAdozioni alcune testimonianze di genitori adottivi. Erano soprattutto impressioni, di paesi diversi, sulle strutture che ospitavano i bambini. Alcuni posti venivano descritti in maniera triste, probabilmente per le poche risorse disponibili. Nelle illustrazioni abbiamo cercato di dare risalto alla speranza, quella dei bambini che guardano le stelle e aspettano una famiglia.

Ti piace illustrare libri per bambini? Quali differenze riscontri rispetto alla produzione per adulti?
Pia: Mi piace sempre di più lavorare in editoria. Dopo anni di sola illustrazione, sto provando a progettare e scrivere alcuni libri, sto imparando tante cose nuove. Per me non fa molta differenza che siano libri per bambini o adulti, il mio rapporto è con il contenuto e il tono del testo (e naturalmente devo rispettare le richieste della casa editrice).
Mario: Mi piace illustrare a prescindere dal target di riferimento, posso adattarmi al testo proposto, e alle esigenze dell’editore. Ma in generale mentre disegno non penso ai bambini, e i libri illustrati piacciono alle persone di tutte le età.

Come si fa a illustrare una storia in due?
Pia: Si ragiona e si cerca soluzioni insieme, si disegna dividendosi i compiti e si guarda l’insieme alla fine, per capire se è tutto a posto.
Mario: Illustrare una storia in due è divertente, ci scambiavamo idee, bozzetti a distanza perché almeno per un periodo non eravamo vicini, poi abbiamo terminato il libro assieme. Abbiamo lavorato in sintonia, ricordo poi quando a casa di Pia abbiamo messo tutte le illustrazioni assieme e preparato il pacco per l’editore.

 

 Pia Valentinis è nata ad Udine nel 1965, ma è cagliaritana d’adozione. Vive in Sardegna infatti da quindici anni. Dopo essersi diplomata all’Istituto d’arte di Udine, ha partecipato a vari stage (Atelier des Enfants del Centro Pompidou, Stepan Zavrel, Sergio Toppi, Emanuele Luzzati). Ha illustrato numerosi libri per bambini con case editrici nazionali e internazionali. Ha esposto i suoi lavori in diverse mostre collettive e personali e nel 1995 è stata selezionata alla Biennale d’illustrazione di Bratislava. Conduce laboratori di arte visiva per bambini. Ha vinto la XXI edizione del Premio Andersen, il maggior riconoscimento italiano dedicato ai libri per ragazzi nella categoria Miglior illustratore.

 Mario Onnis nasce in Sardegna. Segue a Macerata un corso di illustrazione con Francesca Ghermandi e in seguito con Carll Cneut, Roberto Innocenti, Pia Valentinis. Dopo il master Ars in Fabula è selezionato alla Mostra degli Illustratori di Bologna nel 2014.

 

 

Sito di Pia Valentinis: www.piavalentinis.com
Sito di Mario Onnis: marioonnis.blogspot.it
Sito web di Italia Adozioni: http://www.italiaadozioni.it
Per acquistare Guarda le stellehttp://www.giunti.it/libri/bambini/guarda-le-stelle/

Speciale “Guarda le stelle” parte seconda – intervista a Ivana Lazzarini, presidente di Italia Adozioni

>>Gabriele Clima, Cosa succede, Mario Onnis, Novità, Pia Valentinis

 

Seconda parte del nostro speciale dedicato alla nascita di Guarda le stelle, il libro scritto da Gabriele Clima e illustrato da Pia Valentinis e Mario Onnis, ed edito in collaborazione con l’associazione ItaliaAdozioni, che racconta il prima e il dopo di un’adozione. Per sapere come è nata questa collaborazione abbiamo rivolto alcune domande a Ivana Lazzarini, presidente di ItaliaAdozioni.
La prima parte del nostro speciale con l’intervista a Gabriele Clima è disponibile qui.

 

Intervista a Ivana Lazzarini, presidente di ItaliaAdozioni

Perché avete deciso di patrocinare questo libro?
Con entusiasmo abbiamo deciso il patrocinio di Guarda le stelle perché affronta il tema della vita dei bambini prima dell’adozione. Generalmente i libri per bambini sull’adozione raccontano come si è formata la famiglia adottiva: il viaggio della coppia, l’incontro con il figlio e la nuova vita familiare. Narrare, invece, l’attesa e la quotidianità dei bambini in Istituto è fondamentale e questo testo lo fa con molto garbo e discrezione.

Cosa vi è piaciuto della storia e delle illustrazioni?
Tra le tante qualità di questo libro, la delicatezza è quella che maggiormente ci ha colpito. Delicatezza con la quale il testo parla agli adulti e delicatezza con cui le immagini raccontano ai bambini. La fine sensibilità di Gabriele Clima e l’aggraziata intensità delle illustrazioni di Pia Valentinis e di Mario Onnis fanno di Guarda le stelle un libro davvero eccezionale e la ristampa ce lo conferma!

Quali reazioni avete riscontrato proponendo questa storia alle coppie che hanno deciso di adottare un bambino o che l’hanno già adottato?
“Chissà se ci racconterà della sua vita in Istituto”, “Speriamo che sia un modo per dirci tutto ciò che è successo quando noi non c’eravamo”, “Partiremo dalla storia per farle domande”. Questi sono i commenti che la lettura del libro suscita nei genitori. Uno dei compiti più importanti dei genitori adottivi è proprio quello di unire il prima al dopo, di dare senso e continuità alla vita dei propri figli. Condividere i ricordi, confidarsi le cose belle e quelle brutte, riuscire a far diventare storia comune ciò che per genitori e figli è stata la vita nell’attesa, è ciò che permette nel tempo di formare la narrazione familiare. Se pensiamo poi ai bambini che arrivano nelle nostre famiglie attraverso l’adozione internazionale, dobbiamo pensare che il loro prima è fatto di cibo, lingua, usi, clima, riferimenti ecc. diversi. Questi bambini hanno capacità di adattamento, di resilienza e di apprendimento davvero eccezionali! Guarda le stelle è uno strumento delicato per veicolare contenuti profondi. Leon, Mira, Yuri, Dorina sono “porte” per parlare coi nostri figli della loro vita prima dell’adozione (e della nostra) e sono “promemoria”, perché i ricordi del prima non vadano perduti.

 

L’associazione ItaliaAdozioni è costituita da un gruppo eterogeneo di persone che hanno in comune la passione e l’attenzione per il mondo dell’adozione. Hanno unito le loro risorse e competenze per salvaguardare la coppia adottiva e la famiglia, come risorsa della socialità oltre che naturalmente del minore abbandonato, e mantenere vivo l’interesse e la cooperazione nel variegato network delle associazioni dei genitori adottivi. Il sito dell’associazione è organizzato per aree tematiche e offre una guida pratica e informazioni sugli aspetti legali, medici e psicologici e sul percorso di inserimento del bambino in famiglia e a scuola.


Sito web di Italia Adozioni: http://www.italiaadozioni.it
Per acquistare Guarda le stellehttp://www.giunti.it/libri/bambini/guarda-le-stelle/