Speciale “Il volo di Sara”, parte seconda: intervista a Matteo Corradini, ebraista e scrittore

>>Il volo di Sara, >>Lorenza Farina, >>Sonia M.L. Possentini

Seconda parte del nostro speciale per il Giorno della Memoria in cui si commemorano le vittime della Shoah. Nella prima parte abbiamo intervistato Lorenza Farina e Sonia Maria Luce Possentini, rispettivamente scrittrice e illustratrice de Il volo di Sara, un libro che racconta ai più piccoli il dramma di ciò che è stato; in questa seconda parte abbiamo incontrato Matteo Corradini, ebraista e scrittore, nonché curatore della nuova edizione del Diario di Anne Frank.

Le immagini sono tratte da Il volo di Sara.
La prima del nostro speciale è disponibile qui.

27 gennaio, Giorno della memoria. Ci ricordi perché è stata scelta proprio questa data?
È il giorno della cosiddetta “liberazione” del lager di Auschwitz. Dico “cosiddetta” perché nessun campo fu liberato per volontà militare ma semplicemente per l’avanzata delle truppe. Auschwitz è il simbolo della Shoah, e l’apertura dei suoi cancelli rappresenta un momento simbolico molto forte.

Cosa ha distinto la Shoah da altre tragedie della Storia e perché è importante ricordarla?
La solitudine. L’orrore del disprezzo pubblico. La noncuranza della politica. La lontananza. La spensieratezza trasformata in paura. L’egoismo. Il desiderio di sopravvivere. L’essere giovani nel mare in tempesta. Essere diversi, e proprio per questo uguali. Il desiderio di resistenza. Aver paura degli altri, dei nuovi individui che popolano la nostra terra, e non sapere se reagire con violenza o con accoglienza. Sono questioni di ieri o di oggi? Forse sono questioni di sempre, e la Memoria serve a farle affiorare. A mostrarci che non siamo diversi dagli ebrei, e che persone intorno a noi stanno subendo la storia così come la subivano gli ebrei.
Soprattutto, il Giorno della Memoria non deve lasciarci in pace: il 27 gennaio ci dice che in ognuno di noi, anche nel più santo, c’è una briciola di fascista. Derido chi dice che il fascismo ha fatto anche cose giuste: contro quel male, che è sottile, è un male che t’ingrigisce senza che tu te ne renda conto, vogliamo aprire una lotta. È in fondo semplice darla contro ai nazisti e stare dalla parte degli ebrei di ieri. Ma difficile, difficilissimo, vedere quella scheggia di razzismo che alberga in noi, riconoscerla e fare di tutto (aprire gli occhi, studiare, incontrare, generare azioni virtuose, essere pragmatici, non dare nulla per scontato…) per indebolirla.

Fai molti incontri e laboratori su questo tema: qual è la reazione dei ragazzi di fronte a questi fatti, cosa sanno i ragazzi di cosa è accaduto più di settant’anni fa?
A me, più di tutto, piace lavorare nelle scuole. Anche nelle scuole più piccole. Vengo travolto dalle domande dei giovani nelle scuole, dai loro dubbi. Lavorare con i ragazzi partendo dal passato è molto difficile, perché per ragioni anagrafiche tutto è percepito come lontano, e visto che è lontano è anche inutile, e «visto che è inutile cosa ci fa qui l’ebraista? Intanto però perdo l’ora di chimica». È proprio il pensiero dei giovani che non te la faranno passare liscia a spingerti a cercare un perché, e un senso a quello che fai. Se entri in un liceo e parli a trecento diciottenni e non hai un senso, sei spacciato, ti sei lanciato senza il paracadute convinto che il valore di quello che sai ti terrà su. In bocca al lupo.

E cosa sanno (o fanno) gli adulti che dovrebbero trasmettere questa conoscenza?
Il 27 gennaio ha un senso molto grande. E perché la molla energetica di questo giorno non venga arrugginita dal cerimoniale, dalla retorica, dalle frotte di improvvisati e parvenu, la soluzione è una sola: coniugarlo al presente. Quegli anni, gli anni della Seconda guerra, della Soluzione finale, delle persecuzioni razziali, sono tanto diversi dai giorni di oggi. È vero, ma il gheriglio di quelle storie, pur sotto un guscio che si mostra differente, ha il gusto delle storie di oggi. Ha il gusto dei giovani di oggi.

A parte i classici come Diario di Anne Frank o Se questo è un uomo di Primo Levi, che libri consigli di leggere, per grandi e piccini, su quest’argomento?Intanto, non consiglio il libro di Primo Levi alle elementari. Questo perché Levi non voleva parlare ai ragazzi: ha un linguaggio alto, è uno scrittore molto complesso e non adatto a loro, infatti lo consiglio dalle superiori in su. Se però vogliamo rimanere sul cognome Levi, consiglio per i ragazzi la lettura dei libri di Lia Levi, una che sa raccontare le storie, e le sue sono sempre autobiografiche anche quando non lo sembrano. E consiglio quelli di Uri Orlev, come per esempio L’isola in via degli Uccelli, e anche il graphic novel Maus di Art Spiegelman. Poi , per i grandi, posso consigliare due libri che personalmente ho trovato illuminanti: C’era l’amore nel ghetto di Marek Edelman e Badenheim 1939 di Aharon Appelfeld.


Chi è Matteo Corradini
Nato nel 1975, Matteo Corradini è ebraista e scrittore.  Dottore in Lingue e Letterature Orientali con specializzazione in lingua ebraica, si occupa di didattica della Memoria e di progetti di espressione. Dal 2003 fa ricerca sul ghetto di Terezín, in Repubblica Ceca, recuperando storie, oggetti, strumenti musicali. È tra i curatori del festival scrittorincittà (Cuneo). Ha fondato il Pavel Žalud Quartet e il Pavel Žalud Trio in Italia ed è tra i fondatori dell’Institut terezínských skladatelů (Terezín Composers Institute) in Repubblica Ceca. ha realizzato conferenze musicali e regie teatrali. Tra i suoi ultimi libri, la cura del Diario di Anne Frank (BUR Rizzoli) e delle memorie di Inge Auerbacher (Io sono una stella, Bompiani), i romanzi Annalilla (Rizzoli) e La repubblica delle farfalle (Rizzoli), l’opera Siamo partiti cantando (RueBallu) dedicata a Etty Hillesum.

 

 

 

Speciale “Il volo di Sara”, parte prima: intervista alla scrittrice Lorenza Farina e all’illustratrice Sonia Maria Luce Possentini

>>Il volo di Sara, >>Lorenza Farina, >>Sonia M.L. Possentini

Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria in cui si commemorano le vittime della Shoah.
La scelta del 27 gennaio ricorda il giorno del 1945 nel quale le truppe dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz.
Per non dimenticare e per raccontare ai più piccoli il dramma di ciò che è stato, nel 2013 Lorenza Farina ha scritto l’albo  Il volo di Sara: illustrato da Sonia Maria Luce Possentini, si è subito imposto come un classico moderno. Per celebrare il giorno della Memoria, abbiamo realizzato questo speciale in due puntate: nella prima abbiamo intervistato le due autrici del libro, nella seconda il biblista e scrittore Matteo Corradini, curatore anche della nuova edizione del Diario di Anne Frank.

 

Come è nata la storia de “Il volo di Sara”?
Lorenza Farina
: Questo racconto è la naturale continuazione de La bambina del treno (Edizioni Paoline) che narra il viaggio di Anna verso ignota destinazione. La bambina, chiusa in un carro bestiame insieme alla mamma e ad altri disperati con la sola “colpa” di essere ebrei, va incontro al suo destino, ignara di ciò che l’aspetta ad Auschwitz. Ne Il volo di Sara mi sono spinta più in là. Ho cercato di raccontare l’indicibile, cioè la vicenda umana di una bambina ebrea in un campo di concentramento, narrata però da un osservatore insolito, un tenero pettirosso che mostra di avere un cuore e una sensibilità che non possiedono invece le “bestie” vere che governano quel luogo di dolore e di morte. Appena Sara, all’arrivo, verrà separata dalla mamma, l’uccellino decide di farle da padre e da madre. È un racconto dove le parole delicate e forti per il loro valore metaforico s’intrecciano con le immagini intense di Sonia M.L. Possentini. Non c’è un lieto fine anche perché nella storia vera, quella con la S maiuscola, non c’è stato un lieto fine. Di fronte alla tragedia umana, comunque, c’è una piccola via d’uscita, qui rappresentata dalla figura dell’uccellino che starà sempre accanto alla bambina e la proteggerà fino a donarle le sue ali per l’ultimo volo.
Sonia Maria Luce Possentini: Semplicemente l’editore Stefano Cassanelli me l’ha proposta ritenendo che fossi in grado di fare un lavoro così importante.

Come si è svolta la ricerca per trovare le parole e le immagini adatte per raccontare il Male assoluto della Shoah?
Lorenza Farina
: Ho fatto tesoro dei racconti tramandati dai miei nonni e da un vecchio amico di famiglia che visse in prima persona la terribile esperienza del lager. Poi ho letto vari diari e memorie di sopravvissuti, racconti e romanzi sulla Shoah. Il volo di Sara appartiene a quella letteratura-testimonianza che, anche se prodotta da una finzione letteraria, può aiutare i più piccoli a conoscere la Shoah e a non dimenticare. In questo racconto mi sono affidata alla dimensione allegorica della letteratura per l’infanzia, al suo lirismo magico attraverso immagini di forte impatto emozionale dove anche il silenzio può diventare assordante. La parola letteraria, il racconto d’invenzione giungono direttamente al cuore, al sentimento, intrecciando fantasia e realtà. Il bambino lettore ha modo così d’interrogarsi sul senso dell’esistenza e sui valori della vita. Ha l’occasione di conoscere parole come paura, solidarietà, gioia e sofferenza, vita e morte.
Sonia Maria Luce Possentini: Da anni partecipo ai viaggi della memoria con l’Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea (Istoreco) di Reggio Emilia, ho chiesto documenti e il contatto con il museo di Auschwitz che mi ha permesso di entrare nella loro banca dati d’immagini. È stato doloroso ma necessario, soprattutto vedere i bambini. La storia della Shoah, l’ho conosciuta da mio nonno deportato e poi sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau. Oltre a una ricerca d’immagini, ho scavato molto nei ricordi di memoria che mi legano alla mia famiglia.

Quali sono le reazioni nei bambini e nei ragazzi quando presenti il libro? Secondo te c’è una reale conoscenza di questi fatti storici?
Lorenza Farina
: Durante gli incontri con i bambini a scuola, in libreria o in biblioteca ho percepito tanta emozione da parte loro, espressa sia attraverso domande sia attraverso silenzi eloquenti e sguardi attenti e partecipi. Lo sguardo infantile di Sara è, in fondo, lo sguardo di ogni lettore bambino che, guardando queste immagini, vorrà sapere e avrà bisogno di un adulto che risponda alle sue domande. L’orrore va comunque affrontato e di questo i bambini sono forse più consapevoli degli adulti. Il bambino coglie nel racconto solo ciò che la sua esperienza della realtà gli permette di cogliere. La paura di parlarne è legata più alla nostra consapevolezza di adulti che alla sua. La tragedia della Shoah per lui è solo lo sfondo della vicenda narrata più che una reale conoscenza dei fatti storici. Altri sono gli elementi che gli rimangono maggiormente impressi: la mamma portata via, l’uccellino che accarezza e consola, la possibilità di volare. Come adulti dobbiamo riuscire a trovare il pudore delle emozioni, cosa sicuramente non facile, usando delicatezza nel gettare i semi della conoscenza e della coscienza. Si deve conoscere, perché la memoria si costruisce sulla base del sapere e i libri possono fare molto. In attesa che i bambini possano, crescendo, approfondire a livello scolastico questo argomento, inserendolo in un definito ambito storico, si può loro offrire un racconto per immagini come questo che trova vie più adatte alla loro età e sensibilità. Queste storie aiutano chi legge a ricordare, a recuperare un passato che non si può nascondere, ma che deve, per essere compreso, diventare anche un luogo dell’immaginario. Significa, come ha ben sottolineato la studiosa di letteratura per l’infanzia Emy Beseghi in un suo interessante articolo pubblicato nelle rivista LiBeR: “promuovere la lettura come strumento di conoscenza storica, /…/riconoscere nella narrativa la capacità effettiva di essere ponte per il passaggio dalle storie alla Storia. Condizioni importantissime affinché la conoscenza così esperita si possa tradurre in Memoria: l’incontro vivo col passato che si sedimenta come memoria del proprio vissuto”.
Sonia Maria Luce Possentini: La reazione dei bambini è di grande rispetto e di curiosità per la Storia. Mi sono sentita negli anni dire cose meravigliose da loro, anche ringraziarmi perché attraverso le immagini hanno compreso in pieno il grande Male. Conoscerlo può portare a evitarlo. Credo che il volo di Sara sia stato un albo importante per far conoscere senza edulcorare la Storia con la “S” maiuscola. Credo che non si possa regalare questo fatto a un’unica giornata, ma bisogna preparare il cuore. Non bisogna arrendersi, non bisogna fermare la memoria. Ci sono ancora adulti che si spaventano, ma serve conoscere la Storia per far sì che non si perda il valore di chi ha sacrificato la vita per salvare la nostra.

 

Chi è Lorenza Farina
Lorenza Farina è nata e vive a Vicenza dove ha lavorato come bibliotecaria, occupandosi di promozione della lettura e della letteratura per ragazzi. Ha pubblicato una ventina di libri tra romanzi, racconti, fiabe e filastrocche. Predilige le storie brevi che si adattano a un libro illustrato, perché nella sua testa la trama e i personaggi nascono già a colori. I suoi racconti, oltre che divertire, propongono ai giovani lettori tematiche che fanno riflettere. Con i suoi libri ha collezionato numerosi riconoscimenti, tra i quali la prestigiosa segnalazione al Premio “H. C. Andersen – Baia delle Favole” Sestri Levante 1998.

 

Chi è Sonia Maria Luce Possentini
Sonia Maria Luce Possentini è nata a Canossa (RE), laureata in Storia dell’Arte e all’Accademia di Belle Arti di Bologna, è pittrice e illustratrice. Ha ricevuto premi e riconoscimenti in Italia e all’estero, tra cui il Silver Award al concorso Illustration Competition West 49. Nel 2011 il suo libro Un bambino (Kite) è stato selezionato da IBBY Italia. Nel 2012 è stata testimonial del progetto Città Invisibili nell’ambito della Biennale di Letteratura e Cultura per l’Infanzia della Regione Veneto. Nel 2014 ha vinto il Primo Premio Pippi con L’alfabeto dei sentimenti (Fatatrac), di cui sono uscite anche la versione Carta in tavola e pocket. Nel 2014 vince il Premio Città di Bitritto con il libro Noi (Bacchilega), selezionato poi da Ibby per Outstanding Books for Young People with Disabilitie. È docente di Illustrazione presso la Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia e presso l’Università degli Studi di Padova nel Master di letteratura. Nel 2015 vince il Premio Rodari, nel 2016 il premio d’illustrazione per la letteratura ragazzi di Cento (FE), e nel 2017 il premio Andersen come miglior illustratore.

Viaggi e memoria

>>Il volo di Sara, >>Lorenza Farina, >>Sonia M.L. Possentini, Cosa succede
Sono tre i turni delle partenze: 15/21 febbraio, 22/28 febbraio, 1/7 marzo. Destinazione: Auschwitz, Birkenau, Cracovia, il tutto organizzato da ISTORECO con Viaggi della Memoria per il territorio di Reggio Emilia.
Sonia Possentini è via ora, terzo turno, partenza di notte e un lungo viaggio in pullman. Forse  più adatto a dispetto di una veloce trasferimento in aereo, adatto perché lungo così da abituarsi al paesaggio che cambia, adatto perché profondo così da entrare in un’atmosfera e, ancora, adatto così da capire il senso della condivisione con un gruppo e da elaborare il cambiamento di prospettiva imminente: il punto di vista dall’interno di un lager o di un ghetto.
Sonia sta portando in dono una copia de IL VOLO DI SARA che rimarrà ad Auschwitz.
Nel frattempo siamo in contatto con lei, via messaggio, via mail, di sera, grazie a un wifi, e ci arrivano le prime immagini. Aspettiamo le prossime e e impressioni che verranno.

Per avere altre notizie su IL VOLO DI SARA, basterà dare un’occhiata ai vecchi post: qui, qui e qui.

Le fotografie sono di Sonia Possentini.

Solo un giorno, e che duri un anno.

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La fine di una giornata così speciale, lascia la voglia di indugiare in qualche annotazione.

Nonostante la si sia trascorsa per intero a una scrivania,  le informazioni che ci possono raggiungere sono così tante a varie ormai, da portare affollamento e mondo tra le quattro pareti in cui si lavora.
E oggi il mondo in effetti, ancora un volta, è “entrato”, grazie a un libro che, ormai da tre anni, cammina autonomamente su una strada ben delineata.
Il libro in questione è IL VOLO DI SARA, un libro che, ogni volta, stupisce per come sappia catturare tutti, senza limiti di età. E, per chi lo ha fatto, lo stupore sta in quanto le persone che lo incontrino se lo facciano proprio.
Questo è il caso di un gruppo straordinario: bambini, insegnanti e una mamma addetta ai lavori. Loro ci hanno contatto con entusiasmo per farci conoscere il percorso intrapreso attorno alla storia di Sara e noi ancora ci stupiamo riguardandolo.
Sarà che questo libro ha il garbo di tutto ciò che si svela in base alla predisposizione di chi lo legge, ma crea ancora stupore per l’entusiasmo con cui viene accolto. È quel finale il punto, quella grande metafora creata da Lorenza Farina che fa sì che i bambini più attrezzati possano distinguere chiaramente il triste epilogo di quei coetanei di un tempo, mentre, contemporaneamente i più fragili si possano saldamente agganciare alle ali fiabesche dello stormo d’uccelli che diventano salvifici e provvidenziali.
Sarà che Sara e tutti i personaggi ritratti pagina dopo pagina, guardano dritti al cuore e alla mente di chi legge, così reali nella rarefazione sfumata e polverosa di Sonia Possentini.
Sarà che anno dopo anno, nuovamente, tanti ne parlano, lo leggono, ci inviano messaggi.
Sarà che le fotografie di presentazioni, disegni dei bambini, lettere arrivano via FaceBook, via twitter, via mail.
Saranno tutte queste cose, e molte altre, che si consolida sempre di più la convinzione che l’esercizio della memoria andrebbe dilatato a tutto l’anno e non contingentato al puro ambito scolastico e che i bambini, a questo, sarebbero prontissimi.
Andrebbe condiviso in tutti gli ambiti frequentati dai bambini questa attitudine alla ricordo, mediato dalla narrazione. Il suggerimento è di leggere questo, e libri come questo, tutto l’anno a scuola e nelle famiglie.
Un fatto ci persuade nel dire questo. È di questi giorni l’acquisto di Il volo di Sara e la sua traduzione, per i tipi di una casa editrice svedese. La Sveazia ha una piccolissima comunità ebraica, a differenza di molti paesi europei, e men che meno esiste un giorno per commemorare la Shoah, eppure un editore sta credendo così profondamente nel valore umano del ricordo di quella che resta la più grande tragedia della nostra storia, da investire denaro e risorse per offrire questo libro ai suoi piccoli lettori. Non avrà date speciali in cui leggero, organizzare incontri, presentarlo, lo farà potenzialmente in qualsiasi giornata dell’anno.
Se questo non è un esempio, cosa aspettiamo a lasciare il tesoro più prezioso ai nostri bambini? L’essenza della nostra identità, sotto forma di storia e memoria, come gesto del raccontare quotidiano e come forma di pensiero con cui confrontarci sempre nel progettare il futuro.
I bambini, sono lì, pronti ad ascoltare, qualcosa deve scattare in noi adulti!
Un ringraziamento a Sonia Possentini per le fotografie della presentazione fatta a Marano sul Panaro, oggi 27 gennaio 2015.

INIZIO CON RICORDO

>>Il volo di Sara, >>Lorenza Farina, >>Sonia M.L. Possentini, Cosa succede
Sono tante le Giornate Internazionali, lo sappiamo perché per lavoro le teniamo ben monitorate, ci piace l’idea di un pensiero che trova un giorno in cui passare per la testa di tutti o di tanti, per lo meno. La Giornata della Memoria cade il 27 gennaio perché in tale data ricorre la liberazione dei pochi superstiti trovati nel campo di concentramento di Auschwitz, come precisa anche la legge italiana del 20 luglio 2000 che definisce così le finalità del Giorno della Memoria:

Art.1 La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Art.2 In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere.

Particolare da Il volo di Sara
di Lorenza Farina
illustrato da Sonia M.L. Possentini
FATATRAC

Anno nuovo. A gennaio, puntualmente si ricomincia. Verso la fine di questo mese ci viene incontro questa giornata per non dimenticare, un invito a fermarsi e a provare per un attimo quel brivido e quella sensazione di spaesamento che ci prende ogni volta in cui pensiamo a leggi razziali, Shoah, deportazione, prigionia e morte.

A gennaio di tempo davanti ce ne è ancora tanto. Per non sprecarlo, questa giornata arriva puntuale a dirci che non si può andare oltre, non si può pensare a domani senza prima fermarsi un momento, all’inizio, a pensare cosa è stato prima.

INIZIO CON RICORDO II… IL VOLO DI SARA

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Quelli che più di tutti hanno tempo davanti sono i bambini e i ragazzi. Nella Giornata della Memoria i bambini sono quelli di allora, vittime da ricordare, e quelli di oggi che vengono invitati a conoscere, a prendere un contatto adeguato all’età con la verità di quanto è accaduto. Ma come si fa? Come si fa a parlare ai bambini dei loro coetanei sterminati nei campi di concentramento? E ancora, come si fa a spiegare loro che non è una storia lontana, nell’altrove di una fiaba, ma è qualcosa che ci riguarda inesorabilmente tutti da vicino?  Queste domande, insieme a tante altre sicuramente se le sono poste anche Lorenza Farina e Sonia M.L. Possentini rispettivamente autrice e illustratrice di Il volo di Sara (Fatatrac 2012). Impastando parole e immagini con coraggio e sensibilità hanno raccontato la storia dell’amicizia delicata tra la piccola Sara deportata in un campo di concentramento e un pettirosso deciso a starle vicino e a strapparla dall’orrore dello sterminio.

“Con le piume delle mie ali le feci una lieve carezza sulla guancia. Avvertii che il suo viso era gelido. Appena mi sentì, Sara si sollevò leggermente e, nell’oscurità rischiarata a tratti dai fasci di luce che provenivano dai fari della torretta di guardia, scorsi le sue mani ondeggiare lentamente come ali. Era il suo modo silenzioso per dirmi che voleva volare via, lontano, lontano.”
(da Il Volo di Sara, Lorenza Farina, Sonia M.L. Possentini)

Il volo di Sara
Lorenza Farina
Sonia M.L. Possentini

Le tavole originali di Sonia M.L. Possentini verranno esposte a Correggio (RE) dal 24 gennaio al 10 febbraio 2013 presso la mostra A.R.S. Art Resistance Shoah. In occasione della mostra sono previsti due appuntamenti in cui l’illustratrice incontrerà i ragazzi delle scuole per parlare del suo lavoro e di come è nato questo libro.

Le stampe delle illustrazioni saranno inoltre ospitate presso la mostra I Bambini della Shoah che si terrà dal 2 al 27 gennaio 2013 all’interno delle sale espositive del Museo Archeologico Nazionale della Valle del Sarno, Sarno (SA). L’evento è organizzato dall’associazione di volontariato “Nuova Officina Onlus” in collaborazione con “Fabrica”, il centro di ricerca sulla comunicazione del gruppo Benetton, con la “Casa della Memoria e della Storia” di Roma e con la scuola secondaria di I grado “G. Amendola”.
Lorenza Farina presenterà Il volo di Sara a Vicenza venerdì 25 gennaio nell’ambito degli eventi per la Giornata della Memoria organizzati dall’assessorato alla cultura della città.

Vi lasciamo infine con le parole che Walter Fochesato ha voluto dedicare a Il volo di Sara sulla rivista Andersen (gennaio 2012).