 |
Gavoi (Nu) |
Vanna Cercenà è tornata da poco dal festival Isola delle Storie di Gavoi. Ci può raccontare che atmosfera si respira al festival e di come si è svolto l’incontro-laboratorio sul suo ultimo lavoro I bambini nascono per essere felici?
Quello di Gavoi è un festival davvero unico; saranno i boschi di lecci che attorniano il paese, il lago, le case di pietra abbarbicate su e giù per le stradine, l’accoglienza della gente che ti fa sentire come a casa… Il tutto in un’atmosfera rilassata nei tanti suggestivi spazi in cui si svolgono gli incontri. Una particolare attenzione è rivolta anche ai bambini e ai ragazzi nella parte a loro dedicata curata da Teresa Porcella, con una serie di laboratori e spettacoli svolti presso la scuola elementare.
In questo ambito si è svolto il laboratorio dedicato al mio lavoro che ho condotto con
Pietro Corraini. Erano presenti una ventina di bambini sui sette anni a cui è stato spiegato brevemente il senso de
I bambini nascono per essere felici. Il puzzle era stato montato in bella vista sulla parete e sono state lette alcune filastrocche. Poi ai bambini sono stati consegnati cartoncini, pastelli forbici e carta perché potessero illustrarle a modo loro. L’albero di
Gloria Francella ha suggerito di ritagliare delle foglie su cui disegnare. Ne è risultato un secondo “albero” molto colorato che poi è stato esposto nelle bacheche della scuola.
Ci siamo divertiti tutti moltissimo.
Come è nato e cresciuto il progetto di queste nuove Carte in Tavola Fatatrac?
A scrivere qualcosa sulla Convenzione dei Diritti dell’Infanzia ci pensavo da tempo, ma non era facile. L’idea mi è venuta mentre curavo la riedizione di un’altra pubblicazione della stessa collana,
Le parole per stare insieme. Ho pensato che scrivere delle filastrocche molto semplici fosse il modo migliore per presentare quelle tematiche abbastanza complesse a dei bambini piccoli.
Qual è stato l’aspetto più difficile nella resa in filastrocca dei diritti riportati sulle carte in tavola?
All’inizio l’ampiezza e la complessità degli articoli mi hanno un po’ spaventata; poi ho pensato che potevo suddividere le tematiche in argomenti facilmente individuabili dai bambini: la casa, la famiglia, la scuola, la salute… Oltretutto un articolo della Convenzione “obbliga” gli adulti a divulgarla fra i bambini e i ragazzi, quindi il modo doveva essere trovato! L’altra difficoltà era che io non avevo mai scritto testi per bambini piccoli ma sempre per ragazzi dai dieci anni in su. Però in famiglia ho sempre scribacchiato filastrocche per le feste, i compleanni, le varie circostanze e così… mi sono fatta coraggio e mi sono buttata.
 |
Vanna Cercenà |
Nel 2011 lei ha curato i testi di un’altra pubblicazione della stessa collana, Le parole per stare insieme, un progetto realizzato in collaborazione con l’associazione Libera, ci potrebbe parlare di questa esperienza?
È il testo di cui parlavo prima. Avevo partecipato alla fine degli anni ottanta, presso la Editrice Fatatrac, a un gruppo di lavoro su un progetto chiamato “Contromafia”. Erano nate due pubblicazioni: L’alfabeto del cittadino nella collana Carte in Tavola per i più piccoli e Viaggio nelle parole per i ragazzi più grandi. Il primo che risentiva un po’ degli anni, è stato ripreso in mano e “rinfrescato” ed io ho avuto il piacere di essere incaricata della revisione. Ora quell’alfabetiere si chiama Le parole per stare insieme.
Passiamo ora a parlare un po’ di lei… Quando ha iniziato a scrivere per bambini e ragazzi?
Verso gli anni ottanta, proprio in concomitanza con i progetti Intercultura e Contromafia della Fatatrac.
La sua bibliografia è ricca di testi che parlano di intercultura, di legalità e di vivere civile; che cosa l’ha portata a dare tanta rilevanza a questi temi nell’ambito della letteratura per l’infanzia?
Mi sono occupata dell’inserimento e della scolarizzazione dei bambini stranieri nella scuola all’inizio, quando il fenomeno era ancora ai primi passi. Questo mi ha portato a sviluppare una particolare attenzione alle problematiche connesse all’immigrazione, e a tutto ciò che è legato alla convivenza democratica.
Vanna Cercenà ha lavorato molto in ambito scolastico, conosce bene e “sul campo” bambini e ragazzi, come l’esperienza della scuola influisce sul suo lavoro?
La mia vita è trascorsa fra i bambini e i ragazzi e tutte le tematiche che li riguardano mi hanno sempre interessato. Devo a loro il mio desiderio di scrivere storie che li possano coinvolgere. Anche se ora non lavoro più nella scuola, fortunatamente continuo ad avere contatti con loro negli incontri a cui mi invitano dopo aver letto i miei libri.
Continuare a scrivere per i ragazzi fino a quando ne sarò capace.
Nella sua giornata, quale momento dedica al lavoro di scrittura? E dove lo svolge?
Non ci sono momenti particolari; scrivo quando ho voglia di scrivere, senza alcuna programmazione. Diciamo che ho sempre in cantiere qualcosa da scrivere. A casa ho sistemato il mio computer davanti a un’ampia porta finestra da cui vedo un angolo di campagna toscana.
È impossibile rispondere a questa domanda: i libri che ho amato sono troppi!
Il libro che vorrebbe aver scritto lei?
Quaderno proibito di Alba De Céspedes
Il suo libro preferito da bambina?
Marigold di Lucy Maud Montgomery
Grazie, Vanna, alla prossima!