Il premio Emanule Luzzati a Andrea Rivola per IL CAMMINO DEI DIRITTI

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Lo scopo di un libro è quello di vivere, di resistere alla follia del mercato che sembra accorciare sempre di più la vita dei volumi che si avvicendano sugli scaffali delle librerie.

IL CAMMINO DEI DIRITTI è uno libro che sembra proprio avere un’identità duratura, tanto intenso è stato il lavoro che lo fatto nascere e profondo il senso del percorso attraverso i diritti che l’umanità ha raggiunto. Non solo i contenuti, ma il linguaggio artistico usato dai due autori continua a ricevere segnali di apprezzamento. È ora il caso di Andrea Rivola che si è appena aggiudicato il premio intitolato a Emanuele Luzzati del concorso Gigante delle Langhe.
Questa la motivazione della giuria:
“Libro per piccoli che affronta grandi temi, leggibile a più livelli e apprezzabile in ogni sua parte
Venti date. A ogni data corrisponde il racconto sintetico di un fatto, rappresentazione di un passo verso il raggiungimento di conquiste fondamentali per tutti gli esseri umani.
A formare un tutt’uno perfetto venti piccole poesie (di Janna Carioli, ndr) in rima intense e delicate e venti grandi immagini la cui caratteristica principale è la grazie e la leggerezza.
Andrea Rivola attraverso un disegno sintetico, ma non semplice, riesce   a estrarre il lato magico delle situazioni e a commuoverci senza essere né retorico né scontato.
Mette sentimento, esprime emozioni utilizzando il digitale, una tecnica genericamente definita come “fredda”.  Ma quanta sapienza nel gestire pennelli digitali: la sapienza di chi conosce la tecnica a fondo per averla usata prima in modo tradizionale.
Libro da scoprire a poco a poco, in ogni suo dettaglio lasciandosi coinvolgere, stupire, meravigliare.”
 
In attesa di ricordare e festeggiare i diritti dei bambini il 20 novembre, questa notizia è un segnale di piena vitalità di questo libro che ci auguriamo resti a lungo presente nelle librerie del Bel Paese.
E ovviamente, complimenti a Andrea!
Andrea Rivola, un anno fa circa, alla bella presentazione de IL CAMMINO DEI DIRITTI, al Cambiobinario di Cotignola

#ILCAMMINODEIDIRITTI attenti all’hashtag!

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Lettura diffusa, così ci è piaciuto anche chiamare quest’iniziativa, questo flashbook. Forse perché il suono è delicato e persistente, dà quest’idea per lo meno.
E così si vorrebbe fosse quest’azione di lettura collettiva: delicata e persistente, diffusa.
In un primo giro di mail, il nome di quest’azione è stato nello stesso istante. Potente, tutti assieme. La realtà ha poi fatto sì che si abbandonasse l’idea del sincronismo, per organizzarsi in un mormorio, una eco persistente per un giorno intero.

#ILCAMMINODEIDIRITTI

Sono una cinquantina le realtà che hanno aderito finora. Vanno dall’estremo nord al limite più meridionale d’Italia: Lampedusa. Cinquanta è un numero che può sembrare piccolo in termini assoluti. Cinquanta è un numero enorme in un contesto di lavoro esasperato, come quello in cui tutti siamo calati, sia da parte di chi organizza che di chi recepisce un invito. Cinquanta, in fin dei conti, è solo un numero, dietro ci sono almeno cinquanta persone. In realtà poi sono ben di più. A volte un’adesione implica un comune intero che si mobilita, sindaco in testa. Oppure uno di cinquanta è una scuola con dieci classi. A volte cinquanta è un gruppo di volontari e una serie di bibliotecari. Altre ancora è un centro di accoglienza con un’équipe di educatrici. Cinquanta è tante voci che il 20 novembre celebreranno una ricorrenza assieme all’unisono: l’anniversario della Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Ci saranno i bambini e allora cinquanta sarà addirittura cinquanta per… si spera davvero molti.

#ILCAMMINODEIDIRITTI appena arrivato alla sede di Amnesty International Italia


Cosa deve accadere quindi?
Una lettura collettiva, anche simbolica, a ricordare i diritti dei bambini e dell’umanità tutta.

Come partecipare?
1. ordina una copia del libro IL CAMMINO DEI DIRITTI di Janna Carioli e Andrea Rivola presso Amnesty o in libreria
2. leggi almeno la tappa del 1989 che ricorda la data che stiamo festeggiando insieme
3. scatta una foto durante la lettura e condividila sui social network con l’hashtag #ilcamminodeidiritti

Perché?
Per festeggiare il 25° anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e l’assegnazione del premio Nobel per la pace 2014 a Malala Yousafzai, 

Quando?
Il 20 novembre, giornata mondiale dei diritti dei bambini e delle bambine, a partire dallo stesso istante, le ore 11:00, e poi per tutta la giornata. L’inizio è simbolico, sappiamo già che qualcuno leggerà anche prima delle 11.

Dove?Presso le librerie indipendenti per ragazzi, le biblioteche, le scuole od ovunque ci siano piccoli e grandi lettori, anche in un luogo privato, tra poche persone, in famiglia.

Per chi partecipa sarà possibile scaricare il volantino qui e personalizzarlo con luogo e ora. Qui sotto il modello.

alta risoluzione qui


Buona lettura diffusa a tutti!

SUL CAMMINO DEI DIRITTI CON ANDREA RIVOLA

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Andrea, Ormai lavori come illustratore da diversi anni, quale è stata la tua formazione artistica e come ti sei avvicinato al mondo dell’illustrazione per ragazzi?
Dopo il Liceo Artistico ho frequentato un corso di formazione professionale all’Albe Steiner di Ravenna in cui ho avvicinato il mondo dell’illustrazione editoriale. Gli anni successivi, passati al Dams Arte, sono stati fondamentali per conoscere le grandezze altrui e accettare dignitosamente i propri limiti!
Il tuo primo libro pubblicato?
Shyro” di Francesca Gallo, Edicolors
Lavori anche all’estero. Ci sono differenze sostanziali tra editori stranieri e italiani nella tua esperienza? Mi riferisco alle scelte dei testi, il modo in cui si lavora, in cui un illustratore viene seguito più o meno, la quantità di libertà che si ha e il dialogo che se può avere con un editore?
Sostanzialmente non trovo grosse differenze tra editori stranieri e italiani per quello che concerne la metodologia di lavoro.
Con le case editrici estere le comunicazioni avvengono quasi sempre tramite e-mail che da un lato, raffreddano gli scambi, ma dall’altro, permettono di decifrare bene il loro pensiero e di calibrare al meglio le eventuali repliche.
Al contrario, in Italia, attraverso telefono e skype si parla di più e la divagazione è sempre dietro l’angolo (specie se si è prolissi come il sottoscritto!)… Però ammetto che da tante collaborazioni e chiacchierate nostrane sono nate belle amicizie.
Il tuo ultimo libro illustrato, a meno che sia uscito qualcosa nel frattempo, dovrebbe essere IL CAMMINO DEI DIRITTI. A lavoro fatto, ora che tutto è su carta e in distribuzione, cosa ne pensi?
Considero Il cammino dei diritti un libro “generoso” perché le difficoltà per illustrarlo sono state ampiamente ripagate dal risultato finale. Come tutti gli illustratori sono molto pignolo ed esigente sulla fase finale di un libro e capita spesso che la stampa, ultimo anello della catena produttiva, venga trascurata compromettendo il lavoro fin a quel punto svolto.
In questo caso Il cammino dei diritti è davvero il risultato di un felice connubio di tante forze competenti e appassionate.
Come racconteresti, dal tuo punto di vista, la nascita e lo sviluppo di questo progetto? Mi riferisco effettivamente ai fatti, così come li hai vissuti tu, alle difficoltà e alle mete raggiunte.
È stato un percorso in salita, pieno di mete da conquistare. Illustrare venti diritti umani significa confrontarsi con altrettante realtà, caratterizzate ognuna da contesti socio/storici diversissimi tra loro. Inoltre, un libro rivolto ai bambini amplia enormemente la fascia di lettori, perciò non sono ammesse banalizzazioni, crudi realismi, metafore o simbologie troppo criptiche, specie quando ti ritrovi tra i diritti conquistati da illustrare, l’abolizione della pena di morte, della tortura, dell’apartheid. Per cercare il giusto approccio sono state fondamentali le poesie dell’autrice Janna Carioli, brillanti trampolini di lancio per le mie “spedizioni creative”!
La tecnica che hai usato per questo libro rappresenta una novità giusto? Ce ne vuoi parlare?
È una novità per il mio modo di lavorare in cui la tecnica analogica ha sempre predominato su quella digitale.
Per Il cammino dei diritti ho preferito adottare una visione più grafica e meno realistica ritenendo indispensabile astrarre le forme per trascenderle da concetti che oggettivamente risultavano difficili da trattare con immagini troppo concrete. Per far ciò, le geometrie e le campiture piatte digitali sono state l’ideale.
Al fine di rafforzare il lirismo delle immagini e renderle più calde e morbide, ho applicato texture ricavate dall’impiego di matite colorate su vera carta di cellulosa.
 
Particolare della tavola realizzata per l’anno 1984 in cui nasce la Convenzione contro la tortura. È un esempio delle geometrie e delle campiture texturizzate di Andrea.
L’immagine è qui usata come invito al flashback in occasione della giornata dei diritti dei bambini il 20 novembre, quest’anno anche 25esimo anniversario della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia.
 
 
Il libro più complesso che hai illustrato fino a ora?
Il cammino dei diritti per i motivi sopra descritti.
Lo scoglio più grande trovato nell’illustrare IL CAMMINO DEI DIRITTI?
Direi la tavola relativa all’abolizione delle torture… quanti bozzetti prima di giungere alla soluzione che soddisfacesse tutti! Si trattava di rappresentare la tortura e la sua negazione senza ricorrere a immagini simboliche intrise di retorica trita e ritrita.
 
Doppia pagina tratta da IL CAMMINO DEI DIRITTI per la Convenzione contro la tortura.
 
La tavola che ti è riuscita più spontaneamente? Perché?
L’immagine nata con più spontaneità è quella relativa alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. approvata dal parlamento francese nel lontano 1789.
Nella poesia di Janna, Liberté, Égalité, Fraternité si parla di un Re evanescente. Ho quindi pensato di contrapporre a quest’ultimo una moltitudine variegata di persone libere e felici, che bene incarnano il motto repubblicano e il popolo, qui, letteralmente “sovrano”.
 
La tavola realizzata per la poesia Liberté, Égalité, Fraternité è carica di citazione, per chi le saprà cogliere, osservando attentamente il popolo sovrano. 
 
I tuoi riferimenti artistici sono forti e ben sedimentati nel tuo lavoro. Ce n’è vuoi parlare?
Ho sempre pensato che il modo migliore per evolversi sia quello di attingere dalle fonti più elevate, quelle dei grandi maestri della pittura, del cinema, della comunicazione visiva. Lo credo ancora fermamente anche se, con il passare degli anni, sono diventato sempre più onnivoro e le mie attenzioni sconfinano anche in ambiti meno nobili, come quello dei cartoon, dei serial televisivi e dei videogiochi (rigorosamente vintage, eheh).
Se ti chiedessi a bruciapelo: forma o colore? Cosa sceglieresti senza pensarci un attimo?
Forma! Ma la riempio subito di colore!
Cosa desidereresti ardentemente che un editore ti chiedesse di illustrare?
Dopo la faticaccia del Cammino, la favola dei tre porcellini.
– Se non fosse che visti i tuoi gusti e interessi ti imbatteresti, forse, in problemi da non poco come questi (N. d. R.)…
Hai mai pensato all’autoproduzione di un tuo progetto?
Si, nel caso di App ci ho pensato, magari in futuro…
L’ultimo libro letto?
L’ultimo libro (illustrato) guardato?
Ieri sera, insieme a mia figlia, ho letto Voglio il mio cappello! di Klassen e ri-ri-ri-letto un librone pop-up sulle principesse di Tony Wolf. Per ora le principesse hanno vinto, ma confido in una futura rimonta dell’orso!

SUL CAMMINO DEI DIRITTI CON JANNA CARIOLI

>> Il cammino dei diritti, >>Andrea Rivola, >>Janna Carioli, Cosa succede
 
Janna, eccoci a parlare della tua ultima creatura e, ancora una volta, di poesia. 
Prima di tutto, però, Janna, bisognerebbe presentarti, se non fosse che la cosa parrebbe ormai scontata e, al di là di una descrizione del tuo percorso ricco di grande lavoro e di tanti (giusti, N. d. R.) successi, per ovvi motivi io ti voglio presentare come l’autrice di un libro speciale: L’alfabeto dei sentimenti, attualmente alla sua quarta ristampa nel giro di un anno. Per il resto, il tuo sito  fa fede a tutto il tuo lavoro variegato e costante di scrittrice di libri per ragazzi, autrice televisiva e sceneggiatrice. 
 
Sonia Possentini e Janna Carioli
 
Torniamo alla poetessa. Dunque, pensando a L’ALFABETO DEI SENTIMENTI, è stupefacente come si sia sperimentato che è possibile vendere anche la poesia! Come ti spieghi il successo di questo libro?
 Il successo in un albo illustrato va diviso equamente fra autore dei testi e illustratore (in questo caso illustratrice). Sonia Maria Luce Possentini ha regalato a questo libro la potenza delle sue immagini. Fra me e lei si è verificata una bellissima alchimia. A volte ero io che seguivo con la poesia una sua immagine, altre volte era lei che “incorniciava” perfettamente un testo amalgamandosi perfettamente con il significato. 
È un libro fatto con amore, è partito correndo ed è finito volando. 
E ora, con IL CAMMINO DEI DIRITTI, ancora dei testi poetici. Come racconteresti l’esperienza fatta nel confrontarti con la stesura di argomenti così precisi, forti, complessi?
È stata una vera sfida. Mi sono chiesta: “Sarò capace di tradurre in immagini poetiche dei fatti legati a tappe così concrete, ma nello stesso tempo ideali, come sono i diritti?” Ho deciso di mettermi alla prova.
IL CAMMINO DEI DIRITTI a Siena grazie a un progetto di CoopCulture e Amnesty International Italia
 
 
 
 
 
 
È stato forse uno degli impegni più complessi che hai affrontato nell’ambito della letteratura per ragazzi?
Sinceramente sì.
 
Cosa ti ha fatto accettare con entusiasmo questo progetto, nonostante tu stessi programmando un periodo di riposo dalla scrittura per l’editoria?
È stato l’obiettivo di questa avventura: arrivare al cuore dei bambini raccontando in modo semplice concetti complessi e importanti come i diritti
fondamentali dell’uomo.
Il concetto più complesso da interpretare in versi? E perché?
Ce n’è stato più di uno. Parlare della tortura, per esempio, trovando una metafora che potesse essere capita da un bambino, senza essere truculenta. Ma anche raccontare del matrimonio fra persone dello stesso sesso in modo comprensibile e delicato. O, ancora, trovare l’immagine giusta per parlare di olocausto…
Testi e immagine che ricordano la Convenzione contro la tortura
La poesia che, fin da subito, hai sentito di poter scrivere senza problemi?
Quella di Rosa Parks, forse perché dentro di me ho sempre cercato il coraggio di ribellarmi all’ingiustizia. A volte l’ho trovato, altre volte no, ma è un  sentimento che ho sempre provato.
Se ti chiedessi poesia o narrazione? Quel sarebbe la prima cosa che sceglieresti?

Non è possibile fare una scelta. Quando le storie si presentano alla mente hanno già deciso con quale forma vogliono essere raccontate. A volta è il distillato di una poesia, altre volte è un racconto che non può fare a meno delle immagini e allora diventa un albo illustrato. Altre volte ancora è una storia che di parole ne richiede tante e non può essere raccontata se non attraverso un romanzo. Non è una scelta, è una necessità narrativa.

Che importanza ha il tuo passato infarcito di esperienze musicali nel tuo lavoro?

La poesia è parente stretta della canzone. Non può prescindere dal ritmo, dalla musicalità del verso. Io le poesie me le canto dentro prima di scriverle.

Che importanza ha l’ascolto nella tua vita di scrittrice?

A me piace più ascoltare che parlare. E siccome a tanta gente piace molto  più parlare che ascoltare… mi trovo dalla parte giusta. Ascoltare per uno scrittore è essenziale. È ascoltando che si conoscono storie nuove, persone, sentimenti. Io non sento l’esigenza di fare a gara nel parlare, anche perché spesso il mio “parlare” è la scrittura e  sto bene quando mi esprimo così.
Quali sono, se ci sono, i tuoi grandi guru letterari? Perché?
Non credo di averne. Dei “vecchi” mi piace Dickens perché racconta con le immagini e con una ricchezza descrittiva incredibile. Dei contemporanei mi piace Erri De Luca perché distilla le parole e in un certo senso è l’opposto di Dickens. In bagno tengo la raccolta di poesie di  Wisława Szymborska che non mi stanco mai di leggere. Apro a caso una sua pagina e sempre mi incanta.  Semplicemente, quando “scopro” un autore che mi piace, cerco tutto quello che ha scritto e lo seguo nella sua evoluzione. Non sono una snob nelle letture. Mi piace leggere di tutto.
La storia che avresti tanto voluto scrivere tu, ma che ahimè non è uscita dalla tua penna?

Troppe ce ne sarebbero!

C’è un libro che ti capita di regalare più spesso di altri? Perché?

Gli ultimi che ho regalato con insistenza sono stati “Il ragazzo che leggeva Verne” di Almudena Grandes  perché nel suo romanzo c’è l’evoluzione di una bella coscienza civile e “La cotogna di Istambul” di Paolo Rumiz, perché è una musicale ed emozionante dichiarazione d’amore.

Il primo libro che la bimba Janna ha letto è…

I Miserabili! Cominciai a leggerlo quando avevo sei anni. Non fu una scelta. Fu solo perché a casa di mia nonna, dove trascorrevo buona parte delle vacanze estive, c’era solo quel libro e a sei anni, per me leggere era già una necessità. Così, seguendo una illustrazione, lessi di quando Jean Valjean andò a prendere Cosetta dai Thénardier…

IL CAMMINO DEI DIRITTI

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È stato un lavoro intenso e di squadra. Ognuno ha donato del proprio: competenze, esperienze, voglia di partecipare e, soprattutto, moltissima passione e disponibilità a mettersi in gioco.
Alla fine tutto questo ha un titolo, IL CAMMINO DEI DIRITTI, e due facce, un albo illustrato e un cofanetto in schede della storica collana Le carte in tavola.
Enzima catalizzante di questa speciale alchimia è Amnesty International Italia e, ancora più nel dettaglio, la sua instancabile (e creativissima, si passi il superlativo inconsueto, chi fosse curioso può verificarlo qui, qui o qui ) sezione ‘kids‘. È da qui che arriva l’esigenza di dare corpo, sotto forma di libro, a un’urgenza sempre più pressante: raccontare ai bambini la storia, sofferta e gioiosa assieme, dell’acquisizione dei diritti umani.
Già alcuni sussidi didattici erano stati elaborati da Amnestykids, ci piace ricordarne almeno uno, diretto predecessore di questo, perché ha la mano intelligente di una delle nostre illustratrici preferite, Agnese Baruzzi. Questo è stato il punto di partenza con cui Amnesty kids ha espresso un desiderio: trasformare questo cammino in un libro vero e proprio.
La risposta di Fatatrac è stata immediata: sì!
E poi è seguito il lavoro, prima la scelta, non facile, delle principali tappe del cammino, fatta con cura da Alberto Emiletti e Flavia Citton di Amnesty, che fino alla fine hanno valutato e soppesato. Quindi la stesura dei testi: data, luogo e breve descrizione del fatto storico. Non una semplice didascalia, ma una maniera misurata e scrupolosa di passare un’informazione giusta e uno strumento, di cui si suggerisce l’utilizzo nel ‘bugiardino’ che, come nel caso de L’alfabeto dei sentimenti, accompagna la versione delle carte in tavola.
L’immagine per la data del 1991, dedicata al diritto delle donne dell’Arabia Saudita a guidare.
È stata la volta della scelta dell’illustratore: Andrea Rivola. È stato giusto scegliere Andrea, perché ironico, leggero ma con un pensiero attento e indagatore. Gentile, garbato, ma forte nel tratto e nell’immaginario, forte come le giustapposizioni di colore quando passa da luce a ombra, attraversando spesso semitoni sgargianti, creando armonie contrastate, chiassose e vitali.
Andrea è certamente mano e  testa che lavorano carichi di memoria; i rimandi ai vecchi cartoon o a certi maestri dell’illustrazione sono evidenti, ma assimilati sotto forma di omaggio consapevole e impastati come colori a olio sulla tavolozza di un manierista (il rimando all’antico non è casuale). Poi è disegnatore abilissimo, dal tratto sicuro, le cui “matite” durante le lavorazioni molto raccontano. Colore e segno si misurano perfetti e complementari nel descrivere narrando, non ritraendo, personaggi reali. In questo Andrea non è certo nuovo, lo avevamo ammirato in un bellissimo albo  di Sinnos: tra le pagine, inaspetatti, spuntavano visi di persone conosciute, reali, talora amiche. Anche per questo Andrea è parso l’artista adatto. Inoltre Andrea fa parte di quella mirabile schiera di illustratori da definire artisti e artigiani, sempre pronti a sperimentare, confrontarsi con le tecniche, mettersi ‘a servizio’ di un testo. Qui l’artigiano si è cimentato con una tecnica nuova per lui, il digitale puro, caricandola poi di tutta l’esperienza visionaria e stilistica dell’illustratore-artista.
Poesia e immagine per Malala, ora premio Nobel per la pace.
Una volta tanto, raccontiamolo, il percorso èstato inverso, perché lautrice è arrivata dopo, in un secondo tempo. Il rischio però è stato quello di non averla. Lapidarie le parole qualche settimana prima, quando ancora si pensava a lei, ma non si osava chiedere: Sono stanca, adesso per qualche mese niente libri, mi riposo!. Eppure Janna Carioli, progetto alla mano, dopo la primissima stesura di Amnesty, ancora abbozzata e con molte cose da rivedere, chiama e sicura: Lo faccio, è un progetto troppo bello questo!.
Le servono alcune settimane di lavoro non semplice, dove tutto èvalutato come sotto una lente e condiviso. Scivolare su uninterpretazione distorta è un attimo, per cui tutto viene soppesato. Janna non èsolo una scrittrice abile, che maneggia la lingua poetica come fosse un gioco, di novenari, a volte, che si inseguono a perdfiato, o di rime che si baciano e a due a due sembrano chiudere le braccia per cullare, o ancora di personificazioni vitali che sanno avvilupparsi e ammantare tutto di unaura epicaJanna èanche una scrittrice, generosa e pasionaria, che sa rapire e catturare perchépesca direttamente a quel patrimonio comune della ritmica popolare, vicina, che subito deve comunicare, coinvolgere e fare cantare.
 
È la sua storia che lo ribadisce: anni di militanza musicale”  diventano ora quel tesoro prezioso e unico con cui tante volte ci ha stupito in poesia. Anche lei sa essere artista e artigiana: porta unessenza di anni e di passioni, ma capisce, ragiona, ascolta, dialoga, si spende, si mette in discussione.

Un libro corale, ancora una volta per tutti, si spera, e da leggere a voce alta!

JANNA CARIOLI E “L’ALFABETO DEI SENTIMENTI”; AL FESTIVALETTERATURA DI MANTOVA

>>Janna Carioli, >>L'alfabeto dei sentimenti, >>Sonia M.L. Possentini, Cosa succede

-Che cosa significa “irriverente”?- Con questa domanda di Pino Costalunga è iniziato l’incontro Bambini irriverenti che si è tenuto a Mantova giovedì 5 settembre in occasione del Festivaletteratura e che ha visti coinvolti l’autrice di libri per ragazzi Janna Carioli e lo scrittore svedese Ulf Stark. Il pubblico, gremito di bambini e ragazzi accaldati e irriverenti al punto giusto, non ha esitato a rispondere alla domanda dell’attore e per tutta la durata dell’incontro ha contribuito con interventi a volte seri e profondi, a volte a dir poco esilaranti.
L’effetto delle letture di Janna Carioli del resto non poteva che essere di genuino coinvolgimento. I suoi versi arguti, ironici e pieni di ritmo sanno divertire, facendo acrobazie sulla linea di confine del “comunemente accettato” e riflettere, giocando anche con le contraddizioni dei grandi che i piccoli sono tanto bravi a cogliere.
Alcune delle poesie lette da Pino Costalunga e da Janna Carioli fanno parte del nuovo libro dell’autrice, L’alfabeto dei sentimenti, illustrato da Sonia M. L. Possentini. Il pubblico del Festival ha così potuto ascoltare la B di batticuore, la O di odio, la Z di zitto e la R di rabbia che riportiamo qui.
Ti cascasse il moccico dal naso
sull’ultimo cucchiaio di gelato
e proprio mentre stai per fare un salto
inciampassi come un merlo sopra il prato!
Ti andasse di traverso la merenda!
Perdessi l’album delle figurine!
Ti si rompesse anche il videogioco
quando sei a un livello dalla fine!
E mentre ti succede tutto quanto
me ne starò lì impalato e sai perchè?
Per tutti i dispetti che mi hai fatto
io sono arrabbiatissimo con te!
 Ad ogni lettera dell’alfabeto è associato qui un sentimento, ogni doppia pagina ospita una poesia e un’illustrazione capaci di restituire, in un perfetto equilibrio tra parola e immagine, tutta la forza e l’intensità del sentimento che raccontano. 
Questo albo, alto e stretto, è un invito a scoprirsi, a imparare il linguaggio dei sentimenti e a farli vivere per crescere. Se poi con l’alfabeto viene voglia di giocare, tra poco sarà disponibile anche la versione Cartaintavola!
 
Se volete leggerne una recensione speciale, ecco quella su zazie news. Cliccate qui.
Ecco come ha risposto ad alcune nostre domande:
 
Come è nata l’idea di questo albo?
E’ nato da una convergenza: Fatarac voleva fare delle nuove carte in tavola legate alla poesia e io ho suggerito l’argomento dei sentimenti.
L’albo è nato dopo come naturale sviluppo dell’idea.

Perché credi che sia importante un’educazione ai sentimenti?

Perché serve mangiare? Per mantenersi vivi. Anche l’anima ha bisogno di cibo.

Tra i sentimenti descritti dai tuoi versi, qual è quello a cui sei più legata e perché?

Quello del sentirsi contemporaneamente assolutamente soli e meravigliosamente appartenenti a un tutto.  

Janna Carioli

Quello che ricordi meglio della tua infanzia?
Certe rabbie furibonde che da piccola non riuscivo a esprimere.

Nell’immaginare le situazioni che descrivi nei tuoi versi, ti sei mai ispirata a qualche bambina o bambino che conosci realmente?
In questi anni ho incontrato  migliaia di bambini nelle scuole, nelle librerie, nelle biblioteche. Abbiamo chiacchierato tanto.   Ogni bambino è unico, ma ho potuto verificare che i sentimenti sono universali e trascendono le lingue, le nazionalità e le età. Direi che sono stati loro la mia fonte di ispirazione.

Che ruolo hanno avuto le particolarissime illustrazioni di Sonia M.L. Possentini  

nell’elaborazione dei tuoi testi?
I testi sono nati prima delle illustrazioni, dunque non si può parlare di “ruolo”. credo che fra Sonia Possentini e me sia nata una grande sintonia che ha portato entrambe e scrivere e illustrare in grandissima libertà. Infatti le illustrazioni non sono “di commento” al testo, ma hanno vita propria. Così come le poesie. Ma insieme creano una amalgama che io trovo davvero rara.

Il titolo dell’incontro a cui hai partecipato a Mantova era “Bambini irriverenti”, a quale tipo di irriverenza si fa riferimento?

A quella che ti fa guardare con occhio “divergente” a situazioni che di solito si danno per scontate.

Anche Sonia M.L Possentini si è prestata a rispondere alle nostre domande, ecco qui la sua intervista:

Sonia M.L. Possentini

Com’è nata l’idea di questo alfabeto?

In macchina ascoltando musica, (prima non disegnavo con la musica, la separavo dal resto, adesso una persona preziosa mi ha educato), mentre rientravo da un incontro nei paesi colpiti dal terremoto… uno scenario che mi ha tolto fiato.
Non sono attaccata ai confini della mia regione, ma sentimentalmente ne sono pazzamente innamorata.
Quando sono venuta a contatto con i bambini, gli anziani, soprattutto, in quelle tende, ho sentito un sentimento forte, qualcosa che sentivo necessario.
Quando succede una cosa così drammatica, quando la tua vita improvvisamente cambia, si ribalta, ti cambia anche l’alfabeto che utilizzi per le cose, per ciò che hai intorno. Cambia qualcosa.
Così ho sentito che “A” di arancia o di albero, non poteva essere solo così, ma poteva anche essere “A” come amore, come affetti, persi, recuperati… radici proprie.
Così di contro la “P”, non solo palla, pigna, ma Paura… per sconfiggerla, per usarla come arma di forza, per esorcizzarla se serve.
 
Perché credi che sia importante un’educazione ai sentimenti? 
Perché senza, saremmo solo “carne da macello”.
 
Tra i sentimenti descritti dall’autrice e che hai illustrato, qual è quello cui sei più legata e perché?
Non ho dubbi, “D” (N.B di Dolore). Ho avuto dei cani fin da quando ero piccolissima, ero una bambina silenziosa e molto indipendente, ma loro erano davvero il mio mondo, la mia compagnia.
E, la cosa che mi faceva soffrire di più era sentire gli adulti rispondermi che in paradiso i cani non ci andavano… questa cosa mi ha dato tanto “D”.
Quando Janna mi ha letto la poesia al telefono, ho pianto tanto… Sembrava avesse capito che avevo bisogno di un ricordo dolce che a suo modo mi riappacificasse e Janna, senza saperlo, l’ha fatto. Ed io, la ringrazio di avermi sentito.
Quest’albo ha davvero qualcosa di speciale per me… avvicina, riscalda, porta tutto a non abbandonare nessuno, nemmeno me stessa.
 
Quello che ricordi meglio della tua infanzia?
Solo uno?
Ok, “S” (N.B. di Solitudine)
 
Ogni particolare del volto e della postura dei bambini che hai raffigurato nelle tue tavole sembra frutto di uno studio attentissimo. Ti sei mai ispirata a qualche bambina o bambino che conosci realmente?
Ho disegnato molto dal vero, anni e anni di modelli, non ho fatto scuole grafiche, ma volevo fare la restauratrice per cui la necessità di saper disegnare bene il dettaglio era indispensabile così pure la materia e le tecniche pittoriche, “tempo e paglia maturano le nespole” dicono da me, e forse a qualcosa mi è servito.
M’ispiro continuamente ai bambini che vedo e seguo nelle scuole, nelle strade, dappertutto, ma ho anche la fortuna di avere intorno a me le mie nipoti.
Ma poi, basta osservare, lavorare e capire veramente cosa vuoi dire con la tua matita a prescindere se pubblicherai o no.
La scelta di fare bambini così dettagliati nasce esclusivamente da una necessità mia sicuramente, ma anche di renderli protagonisti reali a ciò che racconto.
 
Cosa ti ha ispirato nella scelta dei colori che hai utilizzato?
Non lo so con certezza, forse e sicuramente un certo tipo di cinema, di fotografia, di pittura. Mi piace sospendere le cose, rendere l’atmosfera metafisica dove i colori (sempre scelti) esaltano la parte emozionale che voglio far emergere.
Il bianco è sicuramente una materia che amo molto, come la pagina bianca, ma il mio colore preferito è il rosso, che uso con parsimonia.
Nell’Alfabeto dei Sentimenti volevo in ogni caso che piante e colori riflettessero lo stato d’animo di quel sentimento, diciamo che è stata una scelta di pancia.
Quella che muove tutte le cose, come forse questo libro.
 
Le illustrazioni di L’alfabeto dei sentimenti stanno per essere esposte in mostra. Ce ne vuoi parlare?
Certo!!
A. amore 
B. batticuore
C. curiosità
H. l’importanza della h
L. libertà
M. memoria 
N. nostalgia
P. paura
Q. quiete
…. Z zitto.