Coi piedi in terra e le mani nei colori: Arianna Papini racconta.

>>Amica Terra, >>Arianna Papini, >>Sonia M.L. Possentini, Cosa succede
Finalmente siamo alla ristampa di Amica Terra. Arianna, un libro voluto dal corso Fatatrac precedente, da tua madre, Nicoletta Codignola.
Mentre attendiamo le risposte di Sabrina, a mo’ di piccola cronaca in parallelo (nel frattempo arrivate e pubblicate qui, NdR), ci racconteresti di quando lei vi presentò i testi e di come andò la decisione di stamparlo e di affidare al tuo lavoro l’illustrazione?
Le poesie di Sabrina arrivarono direttamente sulla scrivania di mia madre. Eravamo interscambiabili in tal senso, alcune cose le leggeva lei per prima, altre io, e quelle molto belle le condividevamo per la programmazione. Mi chiamò subito dicendomi che erano arrivate delle poesie splendide di una poetessa sconosciuta. Era Sabrina. Aveva mandato molte poesie, tante piùdi quelle che poi sarebbero state inserite in “Amica terra”. Lei aveva associato ad ogni testo una fotografia… era una traccia meravigliosa, in realtàil libro avrebbe potuto prendere forma così, senza bisogno di un illustratore. Io mi occupavo allora di ricercare nuovi illustratori, la direzione artistica mi appassionava e il ruolo di talent scout rappresentava quello in cui viveva la mia identità in modo più forte. Subito andai a prendere alcune fotocopie nel mio schedario, allora i mezzi tecnologici non erano quelli di oggi, immagini che mi erano subito venute in mente leggendo quelle splendide poesie. Mia madre cominciò con entusiasmo a scegliere una serie di testi, già con l’idea di realizzare un libro sulla terra. Quando le dissi che avevo selezionato alcuni illustratori, tra cui due o tre che non avevano ancora mai pubblicato, lei mi rispose “vorrei che questo libro lo illustrassi tu”. In genere ero un po’ restìa ad illustrare testi di altri scrittori, scrivevo e illustravo i miei libri da qualche anno… ma subito mi misi a rileggere le poesie di Sabrina e mi accorsi che in qualche modo mi appartenevano già. Non possiamo illustrare un testo poco amato, o forse possiamo ma il risultato in quel caso è diverso e il lavoro piùdistaccato. Ancora oggi, se mi distraggo, penso quasi di aver scritto io quei testi, tanto li sento vicini.
illustrazione per la CONTA DELLE ONDE
Conoscendoti, si sa, hai un rapporto stretto e particolare con la natura. Cosa ha significato per te illustrare questi testi?
Per me ha significato salire su quelle parole per raggiungere un ambiente amato, intensamente personale. Trovare in Sabrina una compagna di viaggio, perché la terra, come la vita, rappresenta un continuo divenire. Sapere ancora una volta che ciò che pensiamo non lo pensiamo mai in solitudine, esiste una comunità di persone, un idem sentire che ci rende piùforti.
Ogni libro è un’esperienza a sé o illustrare accomuna un po’ tutti i progetti?
Ogni libro indubbiamente è un’esperienza a sé, almeno per me. In “Amica terra”, parlo della prima edizione, i miei colori scuri che appartenevano a quel periodo della mia vita sono cambiati, divenendo più brillanti e intensi. I libri cambiano il nostro percorso, prima di tutto di lettori e poi di illustratori. Parlo naturalmente di letteratura alta, di frasi dense, profonde. E ogni volta è così.
Come ci si sente da illustratori quando ci si vede ‘impaginati’ su carta, con un formato preciso, con delle gabbie di testo aggiunte, un aspetto grafico connotato?
È una bellissima avventura secondo me. Ogni Editore, ogni persona che partecipa alla nascita del libro mette lì la sua esperienza, il suo gusto, la sua affettività. Difficilmente mi sento insoddisfatta di un mio libro quando esce. Questa nuova edizione di Amica Terra poi mi ha entusiasmata… il formato alto e stretto, la plastificazione morbida, la bellezza della stampa. Grazie. È stata una bella avventura anche la copertina, da me concepita con sfondo bianco e con il mandrillo al centro, frontale. Tu mi hai mandato la prova di copertina e ho dovuto capire, avevate spostato il muso del mandrillo di lato, messo lo sfondo giallo ma… era splendida così’, nella sua nuova veste! Chi illustra vede le sue immagini da dentro, cosìcome chi dipinge quadri e io faccio l’una cosa e l’altra. Èsempre molto interessante osservare come i nostri quadri vengono allestiti o come le nostre illustrazioni sono lavorate attraverso la grafica, questo ci rende visibile l’interpretazione dell’altro.
Chiediamo ancora dei ricordi a te, come a Sabrina, legati alla vita precedente di Amica Terra. Hai qualche aneddoto particolare da ricordare legato alle presentazioni fatte in passato? Cosa ti hanno detto i bambini o cosa li ha colpiti di più o cosa hanno provato disegnare…
Non tanto aneddoti quanto la comunicazione dell’emozione che emerge dalla poesia e che rende simili le persone di etàdiverse. Si tratta di un coro, sì, proprio un’esperienza simile. Da bambina cantavo nel coro della chiesa di Santa Croce… ricordo questa condivisione intensa di musica antica, in cui ogni voce metteva ciòche poteva. Nessuno di noi da solo avrebbe potuto ottenere quella magnifica esperienza artistica. Così nel leggere agli altri o nel presentare le immagini il libro diviene corale, esperienza condivisa. E la cosa che sempre mi colpisce leggendo “Amica terra” è la densità del silenzio di chi ascolta.
Dalla tua esperienza di illustratrice e di editrice, dopo tutti gli anni passati al fianco di Nicoletta Codignola, come ti sembra che sia recepita la poesia dai bambini e dai ragazzi? Quanto trovi necessario rivolgersi ‘in versi’ ai lettori, piccoli e grandi (e qui, ovviamente, l’ammiccamento è anche all’arteterapeuta)?
I bambini sono poeti. Se li ascoltiamo, se siamo attenti (e per i bambini questo rappresenterebbe un diritto), allora sentiamo che la poesia puògiungere loro in modo molto diretto, perché rispondono ad essa naturalmente. Quindi la poesia è un mezzo efficacissimo, in grado di portare temi grandi in modo lieve, musicale. Per quanto mi riguarda, come autrice, generalmente uso i versi quando i temi sono troppo grandi, (penso ad alcuni miei libri come “Terremoto!” Lapis, o “Cari estinti” Kalandraka, poichéla metrica e la ricerca della rima mi obbligano ad un autocontenimento che rende meno ampia la possibilità espressiva e quindi meno terrifico il tema stesso. Oppure li utilizzo in certi punti in cui serve cantare per alleggerire e rendere giocoso un momento importante della narrazione (penso qui alle filastrocche inserite ne Lalbero e la bambinaFatatrac. Come lettrice invece vado a cercare poesia nei periodi intensi della mia vita, che sono sempre molti, poiché le parole poche, contenitrici di molto senso, mi fanno sentire a casa.
Ancora, come arteterapeuta, trovi che dare ampio spazio all’illustrazione, nella sua infinita varietà di declinazioni, in generale sia utile per i bambini? O pensi che esista una maniera fuorviante per presentare delle immagini? Che la pluralità di sguardi confonda? Che la soggettività di un artista abbia dei limiti?
L’arte quando è veramente arte non limita mai lo sguardo e la ricerca di noi stessi che la osserviamo e che ne usufruiamo. In un libro illustrato esiste anche la libertà di leggere solo il testo, oppure di soffermarsi sulle immagini, farle proprie, trarne linfa vitale per la nostra creatività di lettori/osservatori. La pluralità di sguardi ci rende aperti verso le diversità del mondo, un bambino abituato a una molteplicità di immagini sarà più aperto alla multiculturalitàe molto più curioso dell’altro.
Ci parleresti ora delle tecniche che prediligi e del tuo approccio al lavoro artistico manuale? E l’arteterapeuta, facendo uno sforzo nel cercare di riassumere questo complesso mestiere, di quali tecniche si avvale?
Quando ho iniziato la formazione di arte terapeuta pensavo che le due cose fossero distinte. Una era la mia arte, l’altra l’arte terapia. Quando si diventa arte terapeuti, e parlo di identità, allora si comprende che nell’utilizzo delle arti tutto èunito in un unico percorso, che non si ferma mai. La scoperta, la curiositàper le forme e per i materiali rappresenta la grande ricchezza di chi lavora in arte. Sono compulsiva nello sperimentare, nell’aprirmi a nuove tecniche, nell’osservare i corpi e le mani delle persone che approcciano l’arte, prima timidamente, poi con slancio affettivo e passionale. Le tecniche che uso nascono dall’immagine che ho dalla mia mente, è il testo, come il paziente, che mi guida verso colori o patterns, sono i contenuti che mi obbligano a nuove vie espressive e per me, in tal senso, ogni nuovo libro come ogni nuovo paziente rappresenta una grande scoperta umana e professionale. Ma i testi, come le persone, ogni volta che si osservano e si scambia un tempo con loro, cambiano. Così anche Amica Terra, nella nuova edizione, mi ha portata a nuovi colori, alcune immagini sono rimaste simili, altre sono cambiate. Lì ci sono ritratti di persone che amo, di esperienze indelebili nella mia vita, di desideri nuovi che gli eventi mi hanno donato. Anche i pazienti sono così, come i libri. Entriamo, come ci insegnano, nella stanza dell’arte terapia, senza memoria e senza desideri. Così loro ci portano ogni volta nuovi colori, percorsi, tecniche…
Quali sono i tuoi maestri nel mondo dell’arte (facendo rientrare a pieno titolo anche l’illustrazione)?
Non so. Molti critici mi portano maestri che per me sono inconsapevoli, dall’arte antica a quella contemporanea. In realtàla mia sete di immagini mi ha sempre portata nei musei, nelle gallerie, in giro per le città. Sono nata a Firenze e credo che per me il Rinascimento sia qualcosa di genetico, Masaccio, Giotto in fondo erano grandi illustratori che raccontavano le storie legate in genere alla religione. Ma lìmettevano, nascostamente o in modo evidente, tutta la loro capacitàrivoluzionaria. Ecco, forse quelli, come Caravaggio o Van Gogh (una curiosità qui su Van Gogh NdR), sono i miei veri maestri. Ma non parlo di stile, ognuno ha il suo, parlo di metodo, di necessitàdel dipingere per gridare cose a cui teniamo, una necessitàtalmente pressante che può portare quasi alla compulsivitàe alla follia.
Quale libro hai recentemente visto, nel panorama della produzione per ragazzi, che ti ha molto colpito?
“I cinque malfatti” di Beatrice Alemagna, l’ennesimo libro geniale di questa grande autrice e illustratrice.
Arianna Papini che libro totemico porta con sé dall’infanzia?
Una Biancaneve mai più ritrovata che mi leggeva la sera la mia mamma. Le immagini erano incredibilmente belle… i bianchi intensissimi, gli scuri delle foreste, la minuziosità quasi ossessiva dei particolari che mi portava a pensare ai pittori Fiamminghi… Quella memoria indelebile mi rende certezza che ai bambini va dato il meglio e che essi non hanno problemi a usufruire dell’intensità della comunicazione.
Che libro stai leggendo/osservando in questi giorni?

Sto rileggendo con grande gioia “La follia rimossa delle persone sane” di Marion Milner, maestra imprescindibile per chiunque desideri indagare il misteriosissimo e affascinante mestiere di arte terapeuta, e la splendida e sempre rivoluzionaria “Storia della bruttezza” di Umberto Eco.

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